Catanzaro, 22 settembre 2023 - Maria Chindamo è stata “uccisa e data in pasto ai maiali”. Non basta. I suoi resti sono stati “triturati da un trattore cingolato per cancellare ogni traccia”. Sgomentano le rivelazioni dei collaboratori di giustizia.
Omicidio “efferato e straziante“, per usare le parole del procuratore Nicola Gratteri, che lo ha definito così nel presentare il 7 settembre i risultati dell’operazione ‘Maestrale-Carthago’. Un’indagine che ha portato all’esecuzione di 84 misure cautelari e ha permesso di far luce anche su quel mistero.
Maria - madre di 3 figli, vedova di Ferdinando Punturiero, che si era suicidato un anno prima per non avere retto alla separazione -, era sparita a 42 anni il 6 maggio 2016 da Limbadi (Vibo Valentia). L’imprenditrice doveva essere punita, questa la ricostruzione della Procura, per aver scelto la libertà.
Sparita, anzi uccisa in modo atroce.
“Non ho mai pensato a un allontanamento volontario. Impossibile che lasciasse i suoi figli, li amava immensamente”.
Vincenzo Chindamo, fratello unico di Maria, per quei ragazzi è famiglia. La voce al telefono nell’intervista con Qn.net arriva calma ma decisa.
Lei è diventato la voce di sua sorella.
"Doveroso farlo, sono l’unico fratello, mamma e papà sono morti. Ma in questo periodo sono messo a seria prova. Ne parlo tanto ma poi ci faccio i conti la notte”. Qual è l’ultimo ricordo bello che ha di sua sorella? “Il giorno prima che sparisse. Eravamo a pranzo tutti insieme, lei, la sua amica Federica, mia moglie. Ricordo che Maria a tavola era solare, aveva riconquistato il sorriso perso per i troppi dolori. La guardavo incantato e pensavo che finalmente aveva ripreso in mano la sua vita. Il giorno dopo è successo quello che è successo“.
Omicidio “efferato e straziante”, l’ha definito il procuratore Gratteri.
“Questi sono animali vestiti da esseri umani. Quando chiudo gli occhi e penso a mia sorella mi immagino la scena, un maiale che sbrana la testa di Maria. E un’altra cosa terribile è che il nonno dei miei nipoti, oggi defunto, possa aver pensato una cosa del genere, per la procura è stato il mandante. Voleva vendicare il suicidio del figlio e punire mia sorella per aver iniziato un’altra relazione”.
Sua sorella ha pagato una scelta di libertà?
“Sì, Maria è stata condannata a morte da un tribunale clandestino. E oggi abbiamo anche le prove che è andata così. Si è voluta punire la libertà di aver scelto chi essere, chi amare, che lavoro fare”.
Oggi a chi appartengono le terre di Maria?
“Né a quella famiglia né alla ’ndrangheta. Sono nelle mani di una cooperativa sociale, Goel bio, che si occupa di contrastare in modo attivo la criminalità organizzata. Coltivano kiwi, agrumi e olio. La reazione al grigio che la mafia vorrebbe per le persone”.
Ha mai pensato di lasciare la Calabria? “Non sono io a dovermene andare. Io resto qua, questa è la mia terra. E ci sono tanti segnali di risveglio”.