Cesena, 29 novembre 2023 - Cristina Golinucci e il suo mistero. “Ciao mamma, ci vediamo stasera. Era martedì 1 settembre 1992, erano le 14 meno 5. Abitavo di sopra, l’ho salutata dalla finestra”. Ciao mamma. E da quel momento Cristina è scomparsa. Aveva 21 anni, viveva a Cesena. Quel giorno aveva un appuntamento con il suo padre spirituale al convento dei Cappuccini. Nel parcheggio è stata ritrovata la sua Fiat 500 azzurra.
Per la madre Marisa non ci sono dubbi: è stato un femminicidio. Rimasto (per ora) senza colpevole. Gli ultimi interrogativi, rilanciati da ‘Chi l’ha visto?’ portano a predatori sessuali.
La famiglia di questa ragazza che amava aiutare gli altri e non deludere nessuno si è sempre opposta alla richiesta di archiviazione dell’inchiesta. E continua, testardamente, a cercare la verità, anche grazie al lavoro di Penelope, l’associazione che aiuta le famiglie degli scomparsi, di cui Marisa Degli Angeli, 77 anni, è presidente in Emilia Romagna. Il 9 dicembre saranno 20 anni di strada, sono attesi in Romagna anche i familiari di Elisa Claps.
Nella casa di Cesena, tra le campagne e i canali, l’immagine di Cristina è ovunque. In quel cuscino sulla poltrona davanti al camino acceso, là in alto nello scatto che ha conosciuto tutta Italia, gli occhiali e il colletto bianco con la spilla, il vestito buono della domenica. Nella scatola dei ricordi più preziosi, tra le vecchie foto di famiglia, ecco i quaderni, le riflessioni sulla vita e sull’amicizia, “legame potente e misterioso – scrive -, destinato a maturare finché non abbia raggiunto un’intensità ed una passione diverse dalla tipica relazione intercorrente tra i sessi”. Una profondità che commuove.
Signora Marisa: 31 anni dopo, mai rassegnata.
“Voglio la verità su mia figlia. Andrò avanti, non mi fermerò finché avrò vita. Voglio trovare le sue ossa, metterle accanto a quelle del papà. Nessuna vendetta, solo giustizia”.
Ha sempre escluso il suicidio.
“Cristina non aveva motivo di voler morire. È stato un femminicidio. Le mie figlie sono sempre state ragazze libere. Cristina voleva farsi una famiglia ma l’ultimo ragazzo di cui si era innamorata non era quello giusto, la vedeva come una sorella. L’aveva aiutato, lui aveva passato dei momenti brutti”.
Com’era, Cristina?
“Amava aiutare gli altri, aveva una spinta a non deludere mai nessuno. Era molto devota, molto religiosa”.
Quel giorno aveva un appuntamento con il suo padre spirituale, nel convento dei Cappuccini.
“Padre Lino, che poi è morto. Gli portava le sue riflessioni sul campo scuola, era stata a Lavarone”.
Una ragazza sparita, una chiesa: inevitabile pensare a Elisa Claps.
“Con la mamma di Elisa, Filomena, parlo quasi ogni settimana. Il fratello Gildo mi ha detto che verrà a Cesena, per i 20 anni di Penelope, il 9 dicembre. Ma loro almeno sono arrivati alla verità, io non ho niente in mano di sicuro. Loro hanno il corpo, l’assassino. E con la fiction sono riusciti a fare un grande lavoro, hanno avuto la soddisfazione di vedere 1.500 ragazzi del liceo in piazza, tutti gridavano il nome di Elisa. Queste figlie che ci sono tolte dal cuore, lasciano qualcosa agli altri”.
E a Cesena, invece?
“Ho sempre detto che l’omertà c’è anche qui, perché non sono mai riuscita ad avere la verità su mia figlia. Ma ho sempre detto, anche, che non farò dimenticare Cristina e Cristina non è dimenticata”.
Si sente sola in questa battaglia per la verità?
“Sola no, sono stata aiutata. L’associazione Penelope è un’ancora di salvezza. Il sindaco mi ha sempre dimostrato affetto, ed è stata la stessa cosa per quello precedente. Il quartiere ha organizzato pedalate, manifestazioni... Dopo la dichiarazione di morte presunta il Comune ha dedicato un giardino a Cristina e alle altre scomparse”.
Una vita intera senza poter avere risposta alla domanda: cosa è successo a mia figlia?
“Un calvario. Ma non ho potuto focalizzarmi solo sulla scomparsa. Avevo un’altra figlia, poi sono arrivati altri grandi dolori, la morte di mio marito e di mio genero. C’è sempre stata la lotta”.
Ha mai avuto la tentazione di mollare?
“Dopo la morte di mio marito volevo sparire proprio, partire per l’Africa dove c’era una parente. All’inizio mi sono sentita tradita”.
Cosa vuol dire?
“Mi riferisco ad esempio a come è stata raccontata la storia, subito. Si è parlato di fuga volontaria, pareva una fuitina d’amore. Anche su questo stiamo combattendo, come Penelope”.
L’ultimo approfondimento della trasmissione Chi l’ha visto, porta a farsi domande su almeno tre predatori sessuali. Qual è a suo parere il punto chiave per proseguire le indagini?
“Bisogna approfondire tutti gli elementi, a partire dall’uomo che viveva attorno al convento e che poi è stato condannato per stupro. Ora sarebbe in Francia. Perché non si va avanti su quel filone? Vorrei, adesso dico ’voglio’ la verità su mia figlia. Ma poi penso che dopo tanti anni rischia di essere un’utopia. Perché se non parla chi ha fatto qualcosa...”.
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