Sabato 21 Dicembre 2024
RITA BARTOLOMEI
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Sciopero medici 20 novembre: quante ore dura, i servizi garantiti (e quelli a rischio)

Si fermano anche gli infermieri. Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed: “Vuole essere uno schiaffo a tutto il governo, ecco le ragioni. E se non avremo risposte, andremo avanti ad oltranza con le forme di protesta”

Roma, 15 novembre 2024 – Medici e infermieri in sciopero per 24 ore mercoledì 20 novembre. Lo confermano Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente Nursing Up.

Abbiamo chiesto a Di Silverio le ragioni della protesta e un’analisi sullo stato di salute della nostra sanità pubblica.

Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed
Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed

Sciopero medici, le cose da sapere per punti

Che cosa accadrà il 20 novembre?

"Confermiamo lo sciopero e la manifestazione in piazza Santissimi Apostoli a Roma – risponde il segretario di Anaao Assomed al telefono con Quotidiano.net -. E diciamo fin d’ora che se non avremo risposte, continueremo la nostra protesta ad oltranza, con varie forme.  Lo dobbiamo ai cittadini”. In piazza, secondo le previsioni, “saremo almeno duemila. Questo vuole essere uno schiaffo a tutto il governo”.

I servizi garantiti e quelli a rischio

Tra i servizi che saranno comunque garantiti ci sono gli interventi chirurgici d’urgenza, la terapia intensiva, i trasporti del 118 e il lavoro del pronto soccorso. Quanto all’attività già programmata, resta tutto da capire, dipende dall’adesione allo sciopero. Aggiunge Di Silverio: “Tutto ciò che non comporta un danno alla salute, viene procrastinato.Come le visite ambulatoriali o gli interventi non urgenti”.

Il disagio per i cittadini

Però i cittadini che hanno bisogno di cure subiranno le conseguenze del vostro sciopero…”Ci fermiamo un giorno per non fermarci per sempre”, replica il numero uno di Anaao-Assomed. E chiarisce: “Naturalmente tutti i servizi di emergenza e urgenza saranno garantiti. E poi non è colpa nostra, siamo costretti. Anzi, invitiamo i cittadini a scendere in piazza con noi”. 

I primi tre motivi dello sciopero

Quali sono i tre motivi della protesta da mettere in cima alla lista? Di Silverio elenca: “Prima di tutto la carenza di medici. Poi la totale destrutturazione del territorio, vuol dire medici di famiglia costretti ad avere duemila pazienti ma anche assenza di presidi intermedi. Di fatto, non c’è una presa in carico del paziente, e questo costringe i cittadini a usare l’ospedale come luogo di diagnosi e non di cura”. Il medico sindacalista fa un esempio concreto: “Per un’ecografia non dovrei andare in ospedale. Ma se sul territorio non ci sono le strutture, sono costretto”.

Al terzo punto il segretario di Anaao-Assomed mette la disorganizzazione degli ospedali (quello è il suo ambiente di lavoro). “In questo modo – è la sua analisi – i cittadini rischiano di non avere più la sanità pubblica. Perché mancano medici ma c’è anche carenza di attrezzature, spazi e posti letto”.

Visite a pagamento subito: come si spiegano?

Eppure i cittadini hanno provato sulla loro pelle – e sulle loro tasche – che pagando riescono a farsi visitare subito. Com’è possibile? Di Silverio evidenzia che bisogna chiarire bene: “Se il cittadino paga per una visita in ospedale, i soldi non vanno al medico ma alla struttura. Noi non indossiamo due casacche”. Resta il fatto che alla fine quella persona deve pagare… “Verissimo – riconosce il sindacalista -. Per questo abbiamo chiesto al ministero di abolire la burocrazia nella legge di compensazione. L’abbiamo ricordato proprio noi, se il pubblico non ti può garantire le cure nei tempi giusti, deve pagarti la visita nel privato”. Parliamo di una legge, sta dicendo che non viene applicata? “Sicuramente oggi c’è troppa burocrazia – denuncia il numero uno di Anaao-Assomed -. Il cittadino deve anticipare i soldi, noi abbiamo chiesto a Schillaci di rendere il percorso automatico nel decreto liste d’attesa che andrà in discussione a gennaio. La Costituzione è chiarissima: lo Stato deve garantire le cure pubbliche. Per amor di chiarezza però vorrei anche ricordare che le visite private nel 72% dei casi non si fanno in ospedale ma nelle strutture accreditate”.