Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Sciopero clima 15 marzo, Mercalli: "Sia primo passo di una mobilitazione globale"

Il climatologo e divulgatore: "Lo sforzo, atteso e necessario, va sostenuto sino a che non si produrranno risultati. I giovani si sono svegliati e non devono mollare. Non c'è più tempo da perdere".

Luca Mercalli

Luca Mercalli

Roma, 14 marzo 2019  – “E’ una scossa salutare, attesa, necessaria. Ma se si vogliono produrre risultati, se si vuole che non diventi un atto di mera testimonianza, lo sciopero sul clima non resti un atto isolato“. Così il climatologo e divulgatore Luca Mercalli.  

Quale è l’importanza dello sciopero per il clima? “Innanzitutto, che è globale. Poi che è fatto dai ragazzi, che sono loro quelli che verranno più colpiti dai cambiamenti climatici, che mostreranno ancor più i loro effetti nei decenni a venire. Saremo colpiti anche noi, che abbiamo una età maggiore. Ma i ragazzi hanno una ragione in più per protestare e rischiano di avere un mondo ostile. Ecco perchè la loro rivendicazione è assolutamente giusta. Anzi, la attendevamo da anni e solo grazie alla ragazzina svedese si sono svegliati. Bene, ora continuino ad incalzarci. Abbiamo bisogno della loro energia“. L’impasse, il fatto che i governi non riescano a trovare e tradurre in  azione una soluzione credibile può essere sbloccata da una azione dal basso? “I governi non riescono perché ci sono forti interessi economici, ma perché c’è scarsa accettazione sociale delle cose che dovremmo fare per contrastare il cambiamento climatico. Se i governi sono lenti lo dobbiamo anche a tutti noi, perché se le soluzioni prevedessero una maggiore tassazione delle energie fossili vorrei vedere quanta gente scenderebbe in piazza per sostenerle. Questa accettazione sociale va costruita giorno per giorno. Lo sciopero per il clima è anche importante per contarsi, ma attenzione, poi questo sforzo va sostenuto fino a che non si ottengono risultati. Come inizio va bene, anzi benissimo. Ma non devono mollare. E in questo Greta ha ragione nel dire: continuerò a scendere in piazza ogni venerdì fino a che non vedrò le emissioni ridursi. Una soluzione mondiale vera sinora non è stata trovata anche per il disinteresse, per l’indifferenza dell’opinione pubblica“. Il rischio, una volta che si fanno misure vere, è che nascano movimenti come i gilet gialli, che protestano contro il caro benzina? “Esatto. E non voglio dire che tutto quel che dicono i gilet gialli è sbagliato. Ma la scintilla della protesta fu l’aumento del prezzo dei carburanti, che è proprio una di quelle misure che ci sono da attendersi per favorire una riduzione delle emissioni e una mobilità sostenibile“. Greta Thunberg dice: noi scendiamo in piazza, ma non possono essere i giovani a risolvere il problema quando saranno adulti e avranno potere. Devono farlo gli adulti di oggi, e farlo adesso. “Ha ragione. L’importanza di questo sciopero è anche fare pressione su di noi adulti. perchè il problema può essere risolto solo in tempi rapidissimi, non abbiamo più tempo, che è poi il titolo del mio libro. Se aspettiamo che i ragazzi di oggi siano adulti, il cambiamento climatico sarà già irreversibile. Da qui l’urgenza dell’azione“.  Ma i giovani sono informati abbastanza? Un sondaggio dice che pur se solo il 4% è negazionista solo il 56% ritiene che la colpa sia dell’uomo, e ben oltre un terzo pensa che sia colpa dell’uomo ma anche della natura.... "La scienza ci dice che la colpa è al 100% dell’uomo, ma in troppi non lo sanno. Sono poco informati, quasi come gli adulti, perchè la scuola, almeno in Italia, non ha ore di lezione su questi argomenti. Ci sono certo lezioni extracurricolari, però non essendo nei programmi ufficiali è tutto più faticoso e disomogeneo tra scuola e scuola. Io dico sempre: meno guerre puniche e più effetto serra“.    Quale sarebbe da parte del governo italiano un atto concreto che segnerebbe una rinnovata attenzione nei confrontio del clima e dell’ambiente in generale? “Per esempio un cosa importantissima, la dico perchè è già in Parlamento da anni, è la legge contro il consumo del suolo. Se ne parla da dieci anni, tutti dicono di volerla, ma viene sempre rinviata. Sarebbe un bel segnale farla diventare legge. Nessuno vuole approvarla pensando che in tal modo si di penalizzerebbe l’economia del cemento. Ma l’economnia delle costruzioni può lavorare sulla ristruttrurazione degli edifici, sull’innovazionee energetica, la riqualificazione di quartieri e aree industriali. C’è tanto lavoro da fare. e approvare la legge sul consumo del suolo avrebbe anche effetti benefici sulle emissioni“.