"In Italia, la pena dell’ergastolo è prevista per delitti di particolare gravità commessi contro la persona, come nel caso dell’omicidio, ma anche per reati di terrorismo o contro la personalità dello Stato.
Con riferimento alla prima categoria, è punito con l’ergastolo l’omicidio aggravato dalla premeditazione, della quale molto si discute in questo periodo, anche se vi sono altre circostanze che possono portare all’applicazione di questa pena, come ad esempio l’aver agito per motivi abietti e futili o con crudeltà o l’avere adoperato sevizie.
Oltre all’omicidio, sono puniti con l’ergastolo una vasta serie di reati, che vanno dall’epidemia dolosa alla strage, fino all’attentato contro il Presidente della Repubblica.
Al di là di una vulgata che vorrebbe l’ergastolo una pena residuale, nella prassi questa pena occupa un ruolo tutt’altro che marginale: negli ultimi 10 anni condannati all’ergastolo rappresentano una quota compresa tra il 4 e il 5% del totale dei condannati appena detentiva presenti in carcere.
Peraltro, questo dato ha segnato un netto incremento a partire dal 2019, quando a seguito di forti critiche sorte in rapporto a vicende giudiziarie di forte rilievo mediatico è stata esclusa la possibilità di ricorrere al rito abbreviato, oggi in applicabile ai delitti puniti con la pena dell’ergastolo.
Il rito abbreviato, che prevede uno sconto automatico di pena pari a un terzo, consentiva infatti nella maggior parte dei casi di evitare l’ergastolo, con l’applicazione della pena della reclusione.
Oggi, i delitti puniti con l’ergastolo sono giudicati dalla Corte d’Assise in udienze pubbliche e questo, a mio avviso, oltre ad avere determinato una maggiore applicazione di questa pena, sta determinando anche una distorsione nel dibattito pubblico, ove si tende sempre di più a stigmatizzare il ruolo del difensore dell’imputato, che spesso si concentra sull’esistenza o meno di quelle circostanze, come la già menzionata premeditazione, che consentono di applicare questa pena.
In una democrazia liberale compiuta, invece, si dovrebbe riconoscere che anche il peggiore dei criminali ha diritto di essere difeso, senza che ciò venga considerata un’offesa alla memoria della vittima o un insulto ai suoi familiari".