Giovedì 9 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Il governo al lavoro

Giorgia Meloni (Fotoest) e l'ambasciatrice in Iran Paola Amadei (Ansa)

Il 1° gennaio la presidente del consiglio Giorgia Meloni accoglie a Palazzo Chigi la madre di Cecilia Sala, Elisabetta Vernoni. La premier torna a chiedere “la liberazione immediata” di Cecilia Sala e soprattutto che le siano assicurate “condizioni di detenzione dignitose, nel rispetto dei diritti umani”. Il giorno dopo la questione è all'ordine del giorno di un incontro tra Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano e i servizi di intelligence. 

Lo stesso giorno, viene convocato a Palazzo Chigi l'ambasciatore iraniano, Mohammad Reza Sabour. L'Iran ha garantito a Cecilia Sala, fin dal suo arresto, "l'accesso consolare all'ambasciata italiana a Teheran" e le sono state "fornite tutte le agevolazioni necessarie, tra cui ripetuti contatti telefonici con i propri cari", la 'giustificazione' fornita dall'ambasciata su X. 

Si impegna in prima fila anche l'ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amadei, che in prima persona si reca al carcere di Evin. Porta a Sala un pacco con dei beni di prima necessità, tra cui occhiali da vista, maglioni, coperte, libri per passare il tempo e una mascherina per coprire gli occhi dall'intensa luce al neon della cella, mai spenta neanche per domire. Non verrà mai consegnato. 

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