“Direi che non è la specie in sé - risponde Delogu -. Semmai è il suo stato fisiologico. Se la pianta è secca, diventa disponibile ad essere bruciata. Perché l’incendio per potersi sviluppare deve prima di tutto disidratare la vegetazione. Per questo, quando si sta sviluppando un rogo, il primo fumo che si vede in lontananza è bianco, in sostanza vapore acqueo, liberato dal calore che dissecca la pianta. Ma se quell’albero è già secco, è istantaneamente disponibile alla combustione. Quindi produce il massimo possibile di energia. E questo elemento è la chiave di volta per spiegare come si possono risolvere gli eventi estremi”.