Da quando ad aprile ha cominciato a diffondersi la famiglia delle varianti FLiRT (battezzate così per i nomi tecnici di due loro mutazioni), seguita a giugno da LB.1, l'attività del virus si è infatti di nuovo intensificata. Secondo le ultime proiezioni Cdc disponibili - quelle relative alle due settimane che vanno dal 22 giugno al 6 luglio - la KP.3, che è la variante più diffusa attualmente negli Stati Uniti, era già quasi al 37% (36,9% dei casi totali registrati e analizzati), seguita da un'altra componente della famiglia Flirt, KP.2, a quota 24,4%. La terza variante più diffusa è LB.1, che ha una mutazione aggiuntiva rispetto alle varianti Flirt, ed è attualmente al 14,9%. Infine c'è la KP.1.1,la meno attiva oggi con il 9,2%. Le varianti FLiRT, dunque, rappresentano oltre il 70% del totale.
"Sappiamo che le varianti Flirt hanno due mutazioni sulle loro proteine Spike (quelle punte che si osservano sulla superficie del coronavirus) che non erano state osservate su JN.1 - osserva un focus pubblicato online Scott Roberts, specialista in malattie infettive della Yale Medicine. Alcuni esperti affermano che queste mutazioni potrebbero rendere più facile per il virus eludere l'immunità delle persone, dal vaccino o da un precedente attacco di Covid".
CronacaCovid: la variante KP.3 e la nuova LB.1 spingono l'ondata estiva negli Usa