Giovedì 1 Agosto 2024
MARTA
Cronaca

Scambio di prigionieri. Storica intesa Usa-Russia:. Gershkovich e Kara-Murza tra i 24 ostaggi liberati

È il più importante accordo dai tempi della Guerra Fredda tra le nazioni nemiche. Nella lista ci sono il reporter del Wall Street Journal e l’ex collaboratore di Navalny. Biden: "Un’impresa diplomatica". E il Cremlino: "Grati a chi ha collaborato". .

Ottaviani

Se ne parlava da tempo. Il Cremlino aveva sempre glissato sull’argomento, ma Mosca e Washington sono riuscite a mettersi d’accordo su quello che rappresenta il più grande scambio di prigionieri dai tempi della Guerra Fredda. Ben 24 prigionieri scambiati fra i due eterni nemici. Un compromesso raggiunto dopo mesi di negoziazioni e che ha coinvolto ben sette Paesi, la Russia da una parte e membri della Nato dall’altra. "Questo accordo è stato un’impresa diplomatica – ha spiegato Biden nel dare l’annuncio ufficiale della liberazione –. Oggi, la loro agonia è finita. Hanno tutti hanno sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili". L’epilogo di quella che può essere a pieno titolo considerata una buona notizia si è concretizzato nel giro di pochi giorni.

Tutto è iniziato la settimana scorsa, quando alcuni prigionieri politici hanno iniziato a scomparire dalle carceri russe, facendo temere la possibile ripetizione di un ‘caso Navalny’, il dissidente contro Putin numero uno, morto lo scorso 16 febbraio dopo essere stato trasferito da una prigione a 200 chilometri da Mosca a una colonia penale oltre il Circolo Polare Artico. L’epilogo per fortuna questa volta è stato diverso. Evan Gershkovich, il reporter del Wall Street Journal, ingiustamente condannato a 16 anni per spionaggio, è libero e arriverà negli Stati Uniti già nelle prossime ore. Con lui sono usciti dal carcere altri 15.

Delle persone liberate tre sono cittadini americani, uno è un detentore della green card, cinque sono cittadini tedeschi e sette hanno il passaporto russo e problemi con la giustizia del loro Paese per motivi politici. Fra questi ci sono l’intellettuale Vladimir Kara-Murza, l’ex collaboratore di Navalny, Ilya Yashin e il premio Nobel Oleg Orlov, solo per citarne alcuni. Che qualcosa stesse succedendo, si era iniziato a capire quando anche Kara Murza, dopo Gershkovich il più importante fra i prigionieri liberati, non si è presentato in udienza. Agli avvocati è stato detto che era stato ricoverato nell’infermeria della prigione dove stava scontando la sua pena.

Ma dal luogo di cura non è stata confermata la sua presenza. Dal giorno dopo sono iniziate ad arrivare le prime notizie circa un traffico aereo piuttosto consistente. Le direttrici principali erano quelle fra la Germania e la exclave di Kaliningrad e fra Mosca e Ankara. Proprio la Turchia ha avuto un ruolo importante in questa mediazione, soprattutto logistico, visto che gran parte del ‘traffico prigionieri’ è avvenuto negli hangar dell’aeroporto Esenboga della capitale Ankara. La presidenza della Repubblica turca è stata la prima a confermare l’avvenuto scambio. Il capo della Casa Bianca ha voluto anche ringraziare gli alleati che hanno reso possibile lo scambio, con una menzione speciale per il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e la Germania che hanno profuso uno sforzo particolarmente significativo, ricordando che, durante la sua presidenza sono stati liberati 70 cittadini americani ingiustamente detenuti in tutto il mondo.

In un comunicato pubblicato sul suo sito web, il Cremlino ha dichiarato di essere "grato ai leader di tutti i Paesi che hanno assistito nella preparazione dello scambio", senza nominarne alcuno. Intanto è iniziato a circolare l’identikit delle persone che sono state liberate. Fra questi ci sono i coniugi Dultsev, estradati dalla Slovenia, dove erano stati condannati a un anno e sette mesi per spionaggio, ma soprattutto Vadim Krasikov, militare che nel 2019 aveva ucciso in centro a Berlino un ex militante ceceno. Proprio a questo proposito, Olaf Scholz ha dichiarato che la sua liberazione "non è stata una decisione facile".