Sabato 5 Ottobre 2024
GIOVANNI ROSSI
Cronaca

Mario Capanna: "La protesta alla Scala è cosa seria. I No vax vadano tutti a vaccinarsi"

Il leader del Sessantotto e quel 7 dicembre di 53 anni fa: "Niente deliri, noi del Movimento lì facemmo la storia del Paese"

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"Presunti contestatori di oggi, No Vax, No pass e creduloni vari. Fate un bel gesto: evitate di trasformare la storia in farsa. La protesta in piazza della Scala appartiene all’Italia migliore, al paese della discussione, della mobilitazione e del progresso. Il mio consiglio per Sant’Ambrogio è uno solo: mettete da parte le fake news e correte a vaccinarvi. Per proteggere voi stessi e tutti gli italiani". Mario Capanna – leader degli studenti milanesi 53 anni fa, ex parlamentare della sinistra e oggi saggista – cosa la fa ribollire in queste ore? "L’idea che un movimento ideologico tra l’altro largamente infiltrato da Forza Nuova e Casapound possa appropriarsi di una data storica di questo paese. L’Italia, come sappiamo, non è esente da squilibri, problemi e difetti. Ma se c’è un settore in cui lo Stato si sta mobilitando con energia e passione è proprio la tutela della salute pubblica". Capanna contro il dissenso? "Chi contesta la vaccinazione è fuori strada. Anzi, fuori dal tempo. Esempio di decadimento da contrastare e combattere. E a questo proposito non glisserei sull’influenza palese esercitata sulla galassia No vax e No pass dai movimenti di estrema destra. Ricordo male o alla manifestazione di piazza San Giovanni dopo l’assalto alla Cgil tutti i leader si erano spesi per lo scioglimento di Forza Nuova? Mi chiedo perché governo, parlamento e magistratura non agiscano". Chi meriterebbe oggi di occupare piazza della Scala con striscioni e fischietti? "I rider, di sicuro. Anche la Ue adesso ha capito che meritano l’assunzione. E poi le famiglie in povertà relativa e assoluta che durante la pandemia sono raddoppiate. Di battaglie giuste ce ne sono un’infinità, a volerle combattere". Racconti il suo capolavoro, il 7 dicembre 1968. "Fu una manifestazione spontanea. Priva di ogni condizionamento ideologico. Cinque giorni prima, il 2 dicembre, c’era stato l’eccidio di Avola. La polizia aveva sparato con le mitragliette a una manifestazione dei braccianti siciliani che chiedevano l’applicazione del contratto di lavoro firmato un anno prima. Due morti e 48 feriti. Tre chili di bossoli. Il 5 dicembre guidai gli studenti milanesi sotto la questura. Gridammo “assassini“. La reazione fu immediata, incattivita e dolorosa. Eppure, in tutta Italia, l’emozione era enorme. Non sapevamo cosa fare. Ritenevamo inaccettabile che Milano restasse impermeabile a questa tragedia. Nacque così l’idea di andare alla Scala". Una spedizione militare? "Tutt’altro. Eravamo appena 2-300. Armati di uova, cachi e vernice rosso vermiglio come il sangue versato. Avevamo uno striscione: “I braccianti di Avola vi augurano buon divertimento“. Poi partì il lancio colorato contro pellicce, smoking, abiti da sera. Erano le sette di sera. Nessuno aveva previsto la nostra provocazione. La polizia avrebbe potuto massacrarci". Invece? "La Rai mandò le immagini al telegiornale e da tutta la città cominciarono ad affluire migliaia di studenti. La tensione era altissima. Ma le forze dell’ordine non ci caricarono, perché afferrai il megafono e feci un discorso inaspettato". Lo racconti a chi non c’era? "Dissi, in sintesi: “Poliziotti e carabinieri, il 74% di voi viene dal Sud dove avete lasciato, genitori, fratelli, sorelle, fidanzate. Ora per un salario minimo vi costringono a sparare contro i braccianti dei vostri paesi e a difendere questo baraccone. Lottiamo insieme“. E per fortuna la tensione scemò". Fu l’invenzione di un format? "Poi utilizzato e sfruttato non sempre al meglio. Ma era il messaggio ad essere forte. Ne scrisse persino la Pravda . Ora ci sono i social. Tutto può diventare notizia. Ma la storia della prima della Scala, cambiata da noi studenti quella sera di 53 anni fa, dimostra che i contenuti premiano sempre. E se ci sono, contribuiscono a rendere un paese migliore, più sensibile ai suoi problemi come minimo. L’eredità di quel giorno è questa. Non sporchiamola con i deliri dei No vax".