Bologna, 20 gennaio 2020 - Al posto del venticello dell’Urbe e di piazza San Giovanni, ieri c’erano i saldi nei negozi e i pochissimi gradi sopra lo zero di Bologna. E pure Mattia Santori, leader delle sardine, aveva il suo berretto calato sui riccioli e un naso rosso. Differiva giusto il clima, ma la piazza di Bologna che ha portato in trionfo il movimento delle sardine è sembrata davvero un nuovo Primo Maggio romano. La sinistra che ritrova ancora una volta la sua identità, in tempi di avanzate di ‘barbari’ una volta sognanti e oggi vincenti, grazie ai parolieri e alla musica. Un concertone che da Concita De Gregorio e Francesco Guccini ("siete un raggio di sole") agli Afterhours di Manuel Agnelli ha rimesso la famosa chiesa al centro del villaggio. Servirà per vincere alle urne in Emilia-Romagna, domenica prossima? Lo sapremo il 26, di sicuro da ieri la politica, nel senso di impegno, confronto e discussione innanzitutto garbati, ha trovato una nuova strada da percorrere.
Quel che resta ancora di più però, a differenza di un normale Primo Maggio, è il viaggio intergenerazionale portato in piazza VIII Agosto dal movimento. Un mare aperto che colorato e moderatamente chiassoso ha ripetuto che servono "linguaggio, solidarietà, antifascismo". Nessun simbolo del Pd in campo, un po’ di volantinaggio da parte delle liste di sinistra che corrono alle Regionali emiliano-romagnole e qualche politico locale che appoggia il candidato Stefano Bonaccini. Matteo Salvini è il convitato di pietra: nessuno lo nomina, ma la Bologna "che non si lega" rimbalza dalle sardine di carta all’occhiello agli stendardi più elaborati. Il popolo già nelle prime file è un caleidoscopio: mamme con prole e pranzo al sacco, studenti toscani, umbri e piemontesi arrivati in treno, sardi in aereo, famiglie bolognesi e romagnole con copricapi e orecchini sardinizzati. E anche signore che un po’ ne hanno viste, anche di piazze di un certo peso, come Giovanna Falco, settantasettenne arrivata da sola in treno da Varese, una vita da impiegata. "A Roma c’ero anche io quando allo scoppio della prima Guerra del Golfo chiedevamo di tornare umani – ha spiegato in prima fila –. Adesso chiediamo umanità al linguaggio politico, seguo le sardine perché credo nei valori di questo movimento". Tanti i giovani (e non solo) che si infiammano quando parte il classico degli Skiantos, mitica band bolognese purtroppo orfana del loro leader Freak Antoni: ‘Mi piaccion le sbarbine’ diventa ‘Mi piaccion le sardine’, e per il tormentone è un attimo. Nel mare aperto bolognese spunta Pif. "È un successo – ha detto il regista e attore arrivato con una maglietta verde con su scritto ‘Emilia-Romagna Padania’ –. Chi vince in questa regione? Se vince la buona politica dovrebbe vincere uno che sa almeno i confini della regione che governa. L’altra candidata non la conosce nessuno, forse nemmeno Salvini".
Nelle prime file c’è Dario Orlandi da Brescia, imprenditore di 65 anni. "Ho sempre votato per la libertà, ora sono le sardine che la rappresentano". Mentre Giuliano Meloni è un professore arrivato in aereo dal Cagliaritano. "Sono qui per i miei alunni e per i miei figli. In una politica in crisi di rappresentanza, servono le sardine". Micol Tuzi non ha più la tessera del Pd. "Se Bonaccini vince, faccia una riflessione seria perché l’Emilia-Romagna ha bisogno di una politica migliore di del Pd". Infine Silvia e Claudia, mamme pistoiesi con tre pargoli al seguito. "Insegniamo loro che bisogna partecipare".