“È innegabile che Sangiuliano è stato oggetto di pressioni illecite da parte della dottoressa Boccia. Nell’atto che metteremo a disposizione dei pm forniremo una ricostruzione cronologica e dettagliata di questa vicenda che è e resta privatissima”, ha detto Sica. “Allegheremo all’esposto anche una serie di documenti che dimostrano l’assoluta correttezza della condotta del mio assistito”, ha concluso. Secondo la tesi dell’ex ministro quindi Boccia avrebbe tentato di ricattare Sangiuliano per ottenere la nomina a consigliera Grandi Eventi. Probabilmente attraverso comunicazioni private in possesso dell’interessato e che ancora non si conoscono. Il fascicolo che aprirà Piazzale Clodio potrebbe essere riunito a quello di Bonelli. Dove invece si contesta al ministro l’uso dell’auto blu insieme a Boccia e l’invio via mail e la visione dei documenti che riguardavano l’organizzazione del G7 della Cultura a Pompei, nel frattempo ancora in forse. La decisione finale spetta al nuovo ministro Alessandro Giuli.
L’indagine della Finanza
Non è finita. Nei giorni scorsi la trasmissione Pomeriggio 5 ha rivelato l’esistenza di un’indagine della Guardia di Finanza legata a un’attività commerciale gestita da Boccia a Pompei. Mentre la società di comunicazione Nemo Hub ha smentito di avere tra i suoi clienti Boccia, come era stato ipotizzato da alcuni quotidiani. I soci Samuele e Simone Priolo e la consulente De Melas hanno fatto sapere di avere “un rapporto di amicizia con la signora Boccia da più di dieci anni”, ma “non svolgono e non hanno mai svolto insieme nessuna attività lavorativa o professionale di alcun tipo sino a ora”. E la Federazione Matrimoni ed Eventi Privati (Federmep) ha fatto sapere che “la signora Boccia non rappresenta né una professionista del mondo degli eventi né della comunicazione né risulta iscritta alla lista della Camera dei deputati come rappresentante di interessi (lobbista)”.
Il divorzio e il codice fiscale
Intanto si delineano i contorni della problematica legale che riguarda il divorzio di Boccia. Il suo ex marito da circa un anno chiede di correggere un errore materiale presente nella sentenza di divorzio, ottenuta da un tribunale napoletano nel 2015, che ancora oggi – a nove anni dal verdetto – non risulta trascritta all’anagrafe. Nel provvedimento, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa Adnkronos, è riportato in modo non corretto il codice fiscale dell’imprenditrice: un errore di cui è stata chiesta la correzione allo stesso tribunale. La coppia formata da Marco e Maria Rosaria si è separata nel 2009, qualche mese dopo le nozze. Poi è iniziato lo scambio di lettere tra avvocati. La separazione, inizialmente combattuta, si è risolta con il divorzio. I due vivono in città diverse e non hanno mantenuto nessun contatto.