Giovedì 26 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

“Sandokan ha un tumore”. Ma era un’invenzione per giustificare il trasferimento

La finta malattia usata per spostarlo dal carcere di Parma dove il boss era detenuto al 41bis a quello dell’Aquila, dove ha iniziato a collaborare

Roma, 29 marzo 2024 – “Sandokan ha un tumore”. Con questo espediente è stato giustificato il trasferimento del boss dei Casalesi Francesco Schiavone dal carcere di Parma dove era detenuto al 41bis a quello dell'Aquila, dove ha iniziato a collaborare.

Così fonti investigative spiegano la voce circolata negli ultimi giorni - anche tra gli addetti ai lavori - secondo la quale Schiavone fosse gravemente malato. Secondo l'indiscrezione il capo dei Casalesi era affetto da una neoplasia. In verità, è vero che c’erano state delle avvisaglie, ma poi gli accertamenti hanno smentito ogni patologia.

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Tuttavia, anziché smentire, quell’ipotesi è stata cavalcata proprio per mantenere più riservata possibile la sua scelta di collaborare e far passare sotto traccia il trasferimento. Ipotesi credibile, considerando che nel carcere dell’Aquila quel tipo di patologie vengono curate e seguite. Ora da quel penitenziario Sandokan sta rilasciando alla Dna e alla Dda le sue prima dichiarazioni che ora, come avviene sempre in questi casi, dovranno superare il vaglio delle verifiche degli investigatori. Alcuni dei suoi stretti familiari, sempre secondo le fonti, sono rimasti spiazzati da questa decisione e alcuni di loro si sarebbero rifiutati di abbandonare le loro abitazioni per essere trasferiti in una località protetta. 

Saviano: “Collaborerà o vuole solo evitare l’ergastolo?”

"Schiavone è il capo del clan dei Casalesi (insieme a Bidognetti) e ha deciso di collaborare con la giustizia. Sarà davvero così? Collaborerà dando informazioni importanti o farà come il figlio e la moglie (e altri ex capi) che ad oggi hanno detto molto poco?”. Se lo chiede Roberto Saviano su Instagram, dopo la notizia del pentimento. “Conscio della debolezza dello Stato alla ricerca solo di poter comunicare un pentimento - prosegue lo scrittore di Gomorra -, gli basterà dare qualche prova di omicidio, qualche tangente ed evitarsi l'ergastolo? Riuscirà a farlo senza svelare dove si trovano i soldi della camorra e senza dimostrare i legami politici imprenditoriali reali? Lo scopriremo monitorando e analizzando quello che accadrà”.

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