Bologna, 4 gennaio 2015 - Un caso che fa scuola, ma non l’unico. Un chiaro segnale che per la granitica sinistra bolognese è arrivato l’anno zero. L’anno dove le certezze di un tempo non ci sono più.
È finita l’era del blocco unico, del partito che fa squadra con le cooperative e, ovviamente, con i sindacati. I sindaci non cantano più in coro e, spesso, si va in ordine sparso. Insomma, l’austero e forse un po’ grigio partitone dove, alla fine, si era sempre tutti d’accordo non esiste più. A confermarcelo sono almeno tre casi. Il primo vede il sindaco di San Lazzaro, Isabella Conti, in aperto contrasto con le cooperative per la riqualificazione di Idice.
Una vicenda che è finita addirittura sotto la lente della Procura e che ha portato, proprio ieri, il premier Renzi a telefonare al primo cittadino per incoraggiarla ad andare avanti. Il secondo, invece, è legato alla realizzazione del Passante Nord. Opera che vede il Pd piuttosto diviso e alcuni sindaci che hanno deciso di non allinearsi alla linea favorevole, proponendo addirittura un referendum tra i cittadini.Il terzo, infine, riguarda due comuni: San Pietro in Casale e Budrio.
Il primo ha soffiato uno dei colossi industriali della provincia al secondo. Si tratta della Pizzoli che doveva sorgere in una nuova area industriale di Budrio che ora rischia di non nascere nemmeno. Sarebbe andata così anche all’epoca del rosso Pci? Difficilmente. Forse è la conseguenza di un partito che voleva essere maggioritario, ovunque, senza più feudi. Ma che invece è sempre più balcanizzato.