Roma, 6 marzo 2019 - Sgomberata la baraccopoli di San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria. I circa 900 migranti sono stati trasferiti nei centri Sprar o nella vicina tendopoli allestita dalla Protezione civile della Regione Calabria. A entrare in azione anche gli escavatori del genio guastatori dell'Esercito che hanno demolito le prime baracche del campo, precedentemente bonificato dall'amianto. La prefettura di Reggio Calabria ha fatto sapere di essere già al lavoro per scongiurare che si formi una nuova baraccopoli in occasione della prossima stagione agrumicola. "Si è compreso in maniera seria che la baraccopoli andava superata - ha detto il prefetto Michele di Bari -. Si sta superando, però abbiamo coniugato legalità a senso di umanità e credo che questo sia sotto gli occhi di tutti".
"Questo è un primo passo che doveva essere compiuto per porre fine a un degrado ormai inaccettabile - ha dichiarato il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi -. Adesso si aprono nuovi problemi ed è necessario affrontarli collettivamente. E' necessario predisporre tutte le condizioni e le politiche sociali necessarie per dare un'accoglienza dignitosa e civile a questi ragazzi che vengono qui per lavorare e che costituiscono la base portante della nostra economia".
SALVINI E LE USB - "Come promesso, dopo anni di chiacchiere degli altri, noi passiamo dalle parole ai fatti", ha commentato dal canto suo il ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Critici invece il Coordinamento Lavoro Agricolo Usb e la federazione calabrese Usb. "Il gran giorno dello sgombero della baraccopoli di San Ferdinando è arrivato - scrivono in una nota -. Presto sarà un giorno come tanti altri: non avrà prodotto soluzioni credibili né stabili, però sarà servito ad allestire il grande circo con centinaia di agenti, ruspe, vigili del fuoco, decine e decine di operatori, fotografi e giornalisti, utile soltanto per le esigenze della propaganda salviniana".
Divenuta negli anni il simbolo di un'emergenza del fenomeno migratorio, richiamando migliaia di persone che vi hanno trovato alloggio per lavorare come braccianti, spesso in nero, l'accampamento è stato anche teatro di rivolte e morti. L'ultima, in ordine di tempo, avvenuta lo scorso 16 febbraio è stata quella del senegalese Moussa Ba di 29 anni, provocata da un incendio. L'uomo è stato la terza vittima nel giro di soli tre mesi: in gennaio era morta una 26enne nigeriana e a dicembre un gambiano di 18 anni.