Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Sammy Basso, prima operazione al cuore per un malato di progeria: "Equipe che fa miracoli"

In cura a Boston per la malattia che lo fa invecchiare precocemente, il 23enne ha voluto fortemente essere operato al San Camillo di Roma dal team del professor Musumeci.

Sammy Basso, 23 anni, malato di progeria (Ansa)

Sammy Basso, 23 anni, malato di progeria (Ansa)

Roma, 4 febbraio 2019  - Per usare le parole del Ministro per la Famiglia e le Disabilità, Lorenzo Fontana, "Forza Sammy! E complimenti all'equipe medica del San Camillo di Roma". Sammy Basso, il paziente affetto da progeria, malattia conosciuta anche come 'sindrome da invecchiamento precoce' è stato operato con successo oggi all'ospedale romano. "Il mio cuore poteva fermarsi da un momento all'altro", racconta dal suo letto di ospedale il 23enne Sammy, che ha voluto fortemente essere operato a Roma, lui che era in cura a Boston. Una scommessa per la vita vinta: "A Boston c'è il centro più grande sulla progeria e si stanno testando farmaci sperimentali sui pazienti", racconta Basso, che benchè affetto da progeria, è stato operato in prima mondiale al San Camillo per una patologia cardiaca tipica dell'età avanzata. 

Ma la soluzione proposta a Boston non lo convinceva: "Lì hanno una visione d'insieme sui pazienti, conducono trial clinici. E per il mio problema avevano prospettato un altro tipo d'intervento. Poi, grazie ad alcuni ricercatori con coi collaboriamo tramite l'associazione", cioè l'Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus, "abbiamo saputo dell'equipe che fa miracoli".  

Così il viaggio dagli Stati Uniti all'Italia. "Sono molto credente, ma sono anche uno scienziato. Mi ero reso conto nei minimi dettagli cosa stavo passando e che il mio cuore poteva fermarsi da un momento all'altro. E' stata una scelta molto difficile, ponderata bene, presa in libertà e insieme ai medici", spiega Basso.

Il professore Francesco Musumeci, responsabile dell'equipe cardiochirurgica del San Camillo: "Abbiamo costruito questa cosa insieme, nell'arco di 5 mesi. Questa è una procedura fatta regolarmente nei pazienti anziani. Nella progeria è la prima volta. E Sammy è il paziente più longevo con questa patologia". 

La difficoltà dei medici era quella di decidere se un trattamento era possibile e quale sarebbe stato, tra le diverse opzioni, quello più appropriato. Due le opzioni: la chirurgia convenzionale a cuore aperto o trattamento trans-catetere. E dopo un consulto proprio con Musumeci il team del San Camillo ha ritenuto l'intervento fattibile per via trans-catetere, di l'elevato rischio chirurgico. "Mediante l'introduzione del catetere attraverso la punta del ventricolo sinistro", anche se comporta un rischio molto alto per le caratteristiche cliniche dei pazienti con progeria e la complessità anatomica del caso: con rischi di ostruzione degli osti delle arterie coronarie, rottura dell'anello aortico, non perfetta aderenza della protesi valvolare, blocco di conduzione atrio-ventricolare.

Sammy Basso è sempre stato tenuto informato delle idee dei medici, che ne hanno discusso con lui. Dopo l'ok a procedere il team ha effettuato l'intervento attraverso una piccola incisione nel torace di sinistra, che ha consentito l'esposizione dell'apice del ventricolo dove è stato introdotto il catetere che alla sua estremità aveva la protesi valvolare. La protesi valvolare, non appena nella giusta posizione all'interno della valvola nativa stenotica, è stata espansa come uno stent, gonfiando un pallone che era al suo interno. La procedura è stata eseguita in anestesia generale, senza però l'ausilio della circolazione extracorporea. Procedure eseguite dal team coordinato da Violini. Poi è intervenuto Musumeci e la sua equipe che hanno proceduto con l'impianto di una protesi aortica di ultimissima generazione, attraverso l'apice del ventricolo sinistro. 

"Sono il paziente più anziano con progeria, mi sento un po' il patriarca", spiega Sammy che ora "tornerò a Boston per i controlli. L'intervento per noi è stata una svolta. Con la progeria sapevamo che a un certo punto arrivavano delle complicanze", inevitabili, ma ora ci sono delle speranze".