
Il leader della Lega e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ospite della trasmissione televisiva Rai: Cinque Minuti, condotta da Bruno Vespa, Roma, 29 maggio 2024. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Roma, 24 marzo 2025 – Decreto autovelox “sospeso” su indicazione del ministro Matteo Salvini, perché servono “ulteriori approfondimenti” sul testo (atteso da 33 anni). Arriva con una nota di poche righe, di domenica mattina, l’ennesimo colpo di scena in una vicenda tormentatissima che ormai si è trasferita dalla sicurezza stradale alle aule di giustizia. Il nodo ruota attorno alla mancata omologazione degli apparecchi per il controllo della velocità, che ogni anno garantiscono ai Comuni un incasso di milioni di euro grazie alle multe. Il problema non era stato risolto dal nuovo codice della strada, entrato in vigore il 14 dicembre 2024.

La storia per punti
Cosa prevede il decreto autovelox
Il decreto del Mit aveva deciso una ‘sanatoria’ con una data spartiacque: gli autovelox approvati dopo il 2017 sarebbero stati ‘omologati d’ufficio’, gli altri invece dovevano essere messi in regola. Ma prima, obbligatoriamente, spenti. Da disattivare nelle more “almeno 90 modelli su oltre cento totali”, era stata la previsione di Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona, che ha lavorato al decreto nel tavolo tecnico voluto da Salvini.
Decreto autovelox sospeso, perché?
Il cuore del problema potrebbe essere legato alla gerarchia delle fonti. Questa, ad esempio, è l’analisi di Roberto Benigni, vicepresidente Anvu, l’Associazione professionale polizia locale d’Italia. Ragiona: “Sono stati avanzati dubbi da più parti, anche da fonti qualificate. In effetti la modifica della norma primaria, in questo caso il codice della strada, che è una legge, non può avvenire con un provvedimento di rango inferiore, come un decreto che è un atto amministrativo”.
Cosa succede ora?
Ma ora quali sono gli scenari possibili? Quanto tempo servirà per rimediare? Ragiona Altamura: “Prima di tutto bisogna chiedersi, il testo verrà ritirato o no? Sarà riconvocato il tavolo tecnico? Questo ci dovrà essere spiegato dal ministero. Oggi c’è anche chi si dice contrario all’omologazione d’ufficio per i 12 modelli post 2017. La soluzione? Ci sarebbe stata tanti anni fa, bastava dire che approvazione e omologazione sono due procedure equivalenti”. Oggi, invece, come se ne esce? “Ce lo dovranno dire dal ministero - alza le mani il comandante Altamura -. Noi abbiamo acquistato apparecchi approvati, che sono stati tarati e sono tecnologicamente approvati. Ripeto: doveva essere modificata la legge primaria. Questo attiene alla volontà politica, non spetta alle polizie locali o alla Stradale. Il Parlamento è sovrano e deve indicare la strada”.
Multe e ricorsi, cosa sapere
E cosa devono aspettarsi ora i cittadini multati che faranno ricorso? “Dipenderà dai singoli giudici - è realista Benigni -. Diciamo che al momento resta la confusione”. Ma quanto potrebbe durare la riflessione? “Il tempo per sistemare il testo? La strada più veloce è quella di un decreto legge, con effetto immediato, visto che è urgente chiarire, perché siamo in un caos di contrasti tra prefetture e tribunali. Quella più lunga, invece, porta a un decreto legislativo che però ha un suo iter preciso, occorrono almeno sei mesi”.
Il ruolo del Mimit
Emanuele Dalla Palma, presidente del Centro tutela legale, sposta l’attenzione su un protagonista centrale di questa storia che è rimasto però sotto traccia, il Mimit. Prevede: “C’è una sola cosa da fare, il Mit deve coordinarsi con il Ministero del Made in Italy per creare un laboratorio metrico legale accreditato per le omologazioni. Per arrivarci serve un decreto che ammette quello strumento a una verifica, con l’apposizione del marchio ’m’. Ma non ci mettono due giorni, bisogna arrivare a una struttura ad hoc che consenta quell’attività. E i costi non sono banali”.
Le ragioni del perito Marcon
Giorgio Marcon, il perito che lavora nel pool del Centro tutela legale - “nessun autovelox ma neanche telelaser o photored è a norma”, aveva dichiarato già ad aprile 2024 - ora ribadisce: “Un decreto del ministero non può superare la legge e soprattutto le sentenze della Cassazione. L’ultima che ribadisce questo concetto risale al 14 marzo. Faremo di nuovo richiesta al Mit per essere presenti al tavolo tecnico sugli autovelox. Non è vero che non vogliamo la sicurezza stradale. Ma gli strumenti devono essere a norma”. Se si chiede ai cittadini di rispettare le regole bisogna dare il buon esempio, è il ragionamento. “La soluzione? Un decreto legge per la prima certificazione metrologica legale”.
“L’obiettivo: ridurre la velocità”
Altamura insiste: “L’obiettivo finale resta quello di ridurre la velocità. Poi sicuramente è vero, lo Stato e i Comuni devono impegnarsi di più e devono aumentare le pattuglie sulle strade”.
Dieci anni di giurisprudenza
Il nodo dei requisiti tecnici degli strumenti per l’accertamento della velocità può contare ormai su una giurisprudenza decennale. La sentenza della Cassazione depositata il 14 marzo rinvia alla “decisione della Corte Costituzionale n.113 del 2015, che ha dichiarato costituzionalmente illegittimo l’articolo 45” del codice della strada, “nella parte in cui non prevede che tutte le apparecchiature impiegate nell’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a verifiche periodiche di funzionalità e di taratura”. E proprio su quel punto, “incostituzionalità”, insiste anche Dalla Palma. “Il decreto autovelox è suscettibile di impugnazione proprio per quello”, osserva.