Trento, 12 aprile 2023 – Gli orsi bruni rischiano la morte o la deportazione. La linea della fermezza annunciata dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, dopo la morte del ventiseienne Andrea Papi in Val di Sole - oggi a Caldes verranno celebrati i funerali - ha avuto il via libera del ministro dell’ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, nell’incontro che si è tenuto a Roma e al quale hanno presenziato anche le altre autorità responsabili della sicurezza ambientale. Nel Trentino i plantigradi hanno proliferato dalla loro reintroduzione nel 1999 in modo non previsto dal progetto Life Ursus: ora sono ben oltre 100, quando era stato posto come obiettivo una popolazione fra i 40 e 60 esemplari.
Bisogna tornare a quel numero: il ministro ha confermato il dato che Fugatti aveva messo sul tavolo commentando la tragedia sul Peller. Quelli pericolosi e problematici vanno "rimossi" con la cattura e l’abbattimento, gli altri portandoli forzatamente altrove, anche se prenderli non è la cosa più semplice sia che venga fatta con le trappole a tubo, che hanno due entrate che si chiudono appena l’animale si fa attrarre dall’esca: da aperture laterali un veterinario gli farà poi l’iniezione per sedarlo; più complesso e pericoloso il dardo col narcotico, che deve essere sparato da distanza ravvicinata.
Intanto è stato confermato che in attesa dei risultati genetici sui reperti dell’orso assassino recuperati sul bastone agitato da Papi per difendersi e nel luogo della tragedia, per tre plantigradi è stata firmata a prescindere la sentenza di morte. Sono MJ5, M62 e JJ4, ritenuti colpevoli di altre aggressioni sia all’uomo (l’ultima all’inizio di marzo in Val di Rabbi) sia alle greggi e considerati non più controllabili. Due di loro hanno il radiocollare e il Corpo forestale dello Stato è impegnato nella ricerca. Attorno alla zona dove è morto Papi si sta stringendo un cerchio nel quale ci sarebbero almeno una trentina di orsi, molte sono femmine con prole. Se è difficile sapere il numero esatto di soggetti nella Provincia, l’85% dei quali sarebbero stati mappati con il Dna, è anche impossibile sapere quanti hanno migrato verso territori vicini, come il Friuli Venezia Giulia e l’Alto Adige, o l’Austria e la limitrofa provincia di Brescia: un orso potrebbe cercare cibo percorrendo anche 40 chilometri in un giorno.
Ovviamente la decisione dei primi abbattimenti ha visto gli animalisti schierarsi subito contro Fugatti e il ministro. "Il presidente della Provincia non ha fatto nulla in questi anni per prevenire la situazione che si è venuta a creare e ora vuole passare all’azione senza coordinarla con chi la fauna la protegge" denunciano sui social, chiedendo che le associazioni possano sedere al tavolo in cui le istituzioni gestiranno l’emergenza. Il Wwf chiede inoltre di consentire l’utilizzo di "bear spray" (al peperoncino o comunque urticante e respingente) - Fugatti ha ottenuto il sì del vice premier Salvini - sia per i Forestali sia per residenti e turisti, raccomandando l’utilizzo di dispositivi acustici durante le escursioni.
La zona della tragedia sarà interdetta appena il laboratorio della Fondazione Mach di San Michele all’Adige darà un nome all’orso killer. In queste ore fa discutere la posizione di Reinhold Messner, che queste zone le conosce bene: in Trentino ci sono troppi orsi. E troppi turisti.