DRO (Trento)
Ferite alle braccia e alle gambe. Sono i segni dell’ultima aggressione di un orso su un turista francese di 43 anni. Stava correndo lungo il Percorso delle Crave, una via attrezzata a Naroncolo, Comune di Dro, in Trentino. La chiamata al 118 è arrivata poco dopo le 7 di ieri mattina, l’uomo, fuori pericolo di vita, è stato soccorso e trasportato in elicotteto all’ospedale di Trento. "Da sindaco penso che vadano prese azioni più concrete con questi orsi confidenti – sottolinea il primo cittadino di Dro, Claudio Mimiola – Non dico di abbatterlo o di spostarlo, ma sicuramente non può rimanere in questa zona". La notizia dell’attacco arriva a una settimana esatta dall’incontro ravvicinato tra una turista svizzera con tre bambini e una femmina di orso con il suo piccolo. La donna si era girata verso i figli per proteggerli e, in quel momento, l’orsa le avrebbe toccato la maglietta, senza però ferirla.
Sta diventando una convivenza sempre più complicata, quella in Trentino tra uomini e orsi. Si stimano un centinaio di esemplari nella regione, una quarantina in più rispetto al 2017. Ma risale al pomeriggio del 5 aprile dell’anno scorso l’episodio più tragico: l’aggressione ad Andrea Papi. La prima mortale in più di un secolo. L’attacco fatale al runner di 26 anni ha alzato un polverone di polemiche e denunce. E il dibattito, mai concluso, è sfociato in querele, ordinanze di cattura e abbattimenti, sempre contrapposte alle molto accese proteste con lettere, ricorsi fino al Consiglio di Stato e sit-in da parte delle tante associazioni di animalisti e ambientalisti.
Maurizio Fugatti, presidente della Provincia autonoma di Trento, aveva ordinato l’abbattimento dell’orsa colpevole di aver ucciso Papi, la Jj4, "per l’incolumità e sicurezza pubblica". Ordinanza poi sospesa dal Tar di Trento. Così come, pochi giorni dopo, è stato sospeso l’abbattimento dell’orso Mj5, anche questo ordinato da Fugatti. Ma alla luce degli episodi recenti, e delle dinamiche simili, il dibattito si riaccende e il Partito autonomista chiede l’abbattimento immediato dell’esemplare che ieri ha ferito il 43enne. "Non si tratta di punire o di vendicare, ma di tutelare quella pubblica incolumità che oggi, in alcune zone del Trentino e dell’Alto Adige, purtroppo non sempre è garantita", commentano i senatori del Gruppo per le Autonomie, Julia Unterberger, Luigi Spagnolli, Pietro Patton e Meinhard Durnwalder. Una riforma delle direttive Habitat sulla gestione dell’orso sulle Alpi viene chiesta anche dal deputato Alessandro Urzì, coordinatore regionale di FdI Trentino Alto Adige. Mentre l’omologo altoatesino di Fugatti, Arno Kompatscher, ricorda le posizioni prese lo scorso anno: "Lo avevamo detto in tutte le sedi competenti che sarebbe risuccesso. Il programma di ripopolamento degli orsi ha preso un percorso diverso da quello previsto e i responsabili ora devono intervenire".
A sottolineare che la presenza degli orsi, se non gestita, incida anche sul flusso dei turisti è Gianluca Barbacovi, presidente Coldiretti regionale. "Un grave problema non soltanto per allevatori e agricoltori, ma per l’impatto che questo fenomeno dilagante avrà sugli altri settori economici, come il turismo".
Dal fronte animalisti intervengono Lav, Leal ed Oipa, secondo cui "è tempo di mettere in sicurezza anche gli orsi dagli escursionisti", non solo gli uomini dagli animali. Mentre dall’Enpa arriva una diffida nei confronti della provincia autonoma di Trento "dall’assumere nuove iniziative persecutorie contro i plantigradi". La questione di fondo, secondo Legambiente, "è che in questi anni si è portata avanti una politica dai toni esasperati, come quella di Fugatti. Incentrata su una caccia alle streghe con al centro l’orso, senza affrontare il problema alla base".