Dopo giorni di ragionamenti, consultazioni, discussioni e tentativi di conciliazione, i sindacati hanno deciso: il 30 maggio sarà sciopero generale della scuola. Il decreto varato dal governo che riforma il reclutamento e la formazione e che dovrebbe concludere il suo iter in Parlamento a fine giugno, scontenta profondamente i sindacati che non escludono lo sciopero degli scrutini: "Zero aumenti stipendiali, assumono un insegnante potendone assumere 3 e tagliano 10mila cattedre per formare qualche docente in più", dicono all’unisono.
"Nessuna risposta è giunta in merito alle richieste delle organizzazioni sindacali di modifica del decreto su formazione. Su tre punti essenziali – affermano i segretari generali di Flc Cgil, Cisl scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Unams – è mancata ogni forma di possibile mediazione: lo stralcio completo delle disposizioni di legge che incidono sulla libera contrattazione, l’individuazione di risorse finanziarie adeguate per procedere al rinnovo contrattuale, la stabilizzazione del personale precario che viene enormemente penalizzato dalle nuove regole". Anche Anief – che ha già scioperato con Usb, Cobas e Cub il 6 maggio – tornerà a far protestare i propri iscritti il 30 maggio.
Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi (nella foto), afferma di rispettare le decisioni sindacali, ma ribadisce che "questo governo ha sempre investito sulla scuola, fin dal suo insediamento, e sta continuando a farlo". E aggiunge che "Il nuovo decreto, che fa parte del disegno riformatore previsto nel Pnrr, delinea regole chiare per chi vuole entrare nella scuola, compresi i precari".