Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Inchiesta sulla Curva Sud, resta in carcere l’ex bodyguard di Fedez: respinto il ricorso di Rosiello e Bonissi

Il tribunale del Riesame ha confermato la custodia cautelare per i due ultrà milanisti. L’inchiesta è quella sulla presunta rete di traffici illegali e collusione con la ‘ndrangheta per il dominio sullo stadio di San Siro

Cristian Rosiello, ex bodyguard di Fedez

Resteranno in carcere Cristian Rosiello, ex bodyguard di Fedez, e Riccardo Bonissi, arrestati lo scorso 30 settembre nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta rete di criminalità e collusione con la ‘ndrangheta legata alla Curva Sud e alla Curva Nord di San Siro. Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto il ricorso degli avvocati dei due ultrà milanisti e confermato l’ordinanza di custodia cautelare. Nei giorni scorsi, giudici avevano già respinto per Mauro Nepi, ultrà interista anche lui arrestato nell’inchiesta milanese.

Christian Rosiello, 41 anni, è accusato, assieme al capo ultrà rossonero Luca Lucci ed altri, di estorsione sulla vendita di birre in curva e di associazione per delinquere, sempre con Lucci e altri, tra cui Bonissi, anche per aver preso parte ad una serie di aggressioni. Compresa quella avvenuta lo scorso aprile ai danni del personal trainer Cristiano Iovino a cui avrebbe partecipato anche il rapper Fedez, indagato in un'inchiesta autonoma su questo fatto, ma non iscritto nell’inchiesta sulle curve.

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Nei giorni scorsi era arrivata anche la conferma degli arresti domiciliari, sempre da parte dei giudici del Riesame, per Gherardo Zaccagni, accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico, nonché gestore di parcheggi fuori dallo stadio. Zaccagni, secondo le indagini, avrebbe dovuto versare, attraverso Giuseppe Caminiti, accusato di concorso esterno nell'associazione per delinquere con aggravante mafiosa, 4mila euro al mese ai capi curva nerazzurri. Zaccagni, tra l'altro, nei giorni scorsi è stato interrogato dai pubblici ministeri in Procura.

In un’altra tranche autonoma dell'inchiesta milanese è indagato per corruzione tra privati Manfredi Palmeri, consigliere regionale lombardo, per i suoi presunti rapporti, secondo l'accusa, con l'imprenditore interessato, come si leggeva nell'ordinanza del gip, a “garantirsi l'aggiudicazione dell'appalto” per i parcheggi dello stadio di San Siro.