Milano, 28 settembre 2016. Rosetta è al gran finale. La sonda europea che per la prima volta nella storia spaziale è atterrata su una cometa, la Churyumov Gerasimenko (67P), chiuderà definitivamente la sua missione perché non avrà più il carburante solare per i suoi pannelli di sopravvivenza. Dopo 12 anni, alle 12,40 ora italiana di venerdì, Rosetta inizierà la sua discesa sul corpo celeste,ad una velocità sempre più ridotta fino ad arrivare a quella di 30 centimetri al secondo: una volta a contatto con il suolo, fatto di rocce aguzze e crateri, spegnerà tutti gli strumenti di bordo. Ma ci regalerà, comunque, durante questa fase, un’ennesima serie di immagini ad alta definizione. Raccogliendo così altri dati, che saranno utilissimi agli scienziati per continuare la ricerca.
Rosetta e il robottino Philae, che però non ha avuto molta fortuna, hanno finora captato migliaia di informazioni e foto: materiale che è stato e sarà determinante per capire l’origine della vita, visto che alcune teorie sostengono che a farla nascere sulla nostra Terra siano state proprio le comete. Philae e Rosetta hanno trovato ossigeno molecolare, la glicina che è uno degli amminoacidi che compongono le proteine e il fosforo. Tutti elementi a disposizione degli scienziati che ora hanno del preziose indicazioni per cercare di svelare, appunto, come sia nata la vita sul nostro pianeta. Lanciata il 2 marzo del 2004, Rosetta ha attraversato gran parte del sistema solare percorrendo oltre 700 milioni di chilometri prima di raggiungere la cometa ed entrare nella sua orbita, il 6 agosto del 2014. Questa impresa voluta dall’Ente spaziale europeo – con un grande contributo italiano – è stata classificata come una pietra miliare dell’esplorazione spaziale.
E proprio l’industria tricolore, con le sua grandi capacità, ha fornito alcuni strumenti scientifici decisivi come Virtis e Osiris, le due camere ad alta definizione che hanno fornito immagini straordinarie della cometa. L’altro gioiello italiano è Giada, una specie di bilancia di precisione che ha analizzato le polveri della cometa. E c’è da aggiungere, orgogliosamente che questi strumenti hanno raggiunto tutti gli obiettivi che erano stati programmati per questa importante missione.
Meno fortuna ha avuto il robottino Philae, che ha manifestato grossi problemi durante la sua discesa. Era stato programmato per bucare la cometa con un trapano, anche questo italiano che doveva affondare per una ventina di centimetri. È accaduto però che durante la fase di attracco, uno dei tre arpioni non ha agganciato bene il suolo e così Philae è rimbalzato finendo, in bilico in una specie di crepaccio, oscurato dal sole. Le sue batterie si sono così esaurite quasi subito facendo perdere i contatti. Però, Philae, nella sua fase di agonia, ha comunque mandato a Terra preziose immagini e altri dati molto importanti per la scienza.
All'inizio di settembre, la sonda madre, in uno dei suoi passaggi intorno alla cometa, ha ritrovato Philae, fotografandolo. E ora finalmente anche per Rosetta è arrivato il momento di concludere la sua missione. Dopo averci svelato tanti segreti, scomparirà a cavallo della cometa, per sempre. LA 67P, invece, si dirigerà verso le orbite di Giove Saturno e fra circa sette anni tornerà, ma Rosetta sarà ormai spenta. A meno che, come accadde su Marte con Opportunity, in un passaggio ravvicinato, il sole riaccenderà la sua preziosa strumentazione. Sarebbe l’ennesimo miracolo di una spedizione che ha fatto sognare il grande pubblico degli appassionati, e fornito materiale stupefacente ai ricercatori