Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Rogo Thyssen, 10 anni dopo. Mattarella: "Ferita insanabile"

Il messaggio del presidente. E Chiamparino su Facebook: "Indigna l'indifferenza tedesca"

Rogo Thyssen, i parenti dei sette operai dell'acciaieria morti (Ansa)

Rogo Thyssen, i parenti dei sette operai dell'acciaieria morti (Ansa)

Roma, 5 dicembre 2017 - Sono passati dieci anni, da quel terribile 5 dicembre 2007, quando a Torino un rogo nell'acciaieria Thyssenkrupp bruciò vivi sette operai. Un incidente ancora nitido nel ricordo collettivo. E a 10 anni da quel vergognoso rogo, a scandire i nomi delle vittime è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio: "Ogni morte sul lavoro è una perdita irreparabile per l'intera società - scrive il Capo dello Stato - E dieci anni fa, nella notte del 5 dicembre 2007, sette operai morirono nell'incendio nell'acciaieria della Thyssenkrupp a Torino. Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi: è giusto ricordare i loro nomi perché è una ferita che non può rimarginarsi accettare che si possa morire sul lavoro e per il lavoro".

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"Il lavoro - continua il messaggio - costituisce il cardine del patto di cittadinanza su cui si fonda la nostra Repubblica ed è un diritto del lavoratore e un dovere della società che vengano rispettate e applicate le norme sulla sicurezza. In questi dieci anni nella prevenzione degli incidenti e nel supporto agli infortunati sul lavoro sono stati fatti passi avanti, ma resta ancora molto da fare per far sì che la sicurezza venga considerata essa stessa un volano che contribuisce allo sviluppo. Ai familiari delle vittime e a coloro che in ogni altra tragedia sul lavoro hanno perso un collega, un amico, un familiare, rivolgo un solidale e affettuoso saluto".

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L'IRA DI CHIAMPARINO - Dal canto suo il governatore piemontese ed ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino lascia ai social il suo ricordo di quella notte:  "La notte tra il 5 e il 6 dicembre del 2007 mi trovavo a Roma, per una riunione che si doveva svolgere il mattino seguente - scrivce su Facebook - Fui svegliato molto presto, da una telefonata, e tornai immediatamente. Cominciò così un lungo e doloroso viaggio, fatto di incontri con i familiari delle persone che erano decedute sul colpo e e visite ai parenti dei ricoverati nei vari ospedali. E' stata di gran lunga la cosa più dura e difficile che mi sia toccata fare non solo in dieci anni da sindaco, ma in tutta la mia esperienza pubblica".

"Come spesso accade in queste situazioni - continua Chiamparino - non è facile mettere subito a fuoco la gravità di quanto è appena successo: le voci si rincorrono, parlano di un incendio, di una o forse due vittime, forse alcuni feriti. Man mano che i minuti passavano, cresceva la consapevolezza delle dimensioni enormi del dramma che si era appena consumato in quella fabbrica. Di fronte alle morti sul lavoro non si può che provare amarezza e frustrazione, con la netta consapevolezza che nessuna pena sarà mai abbastanza, e che nessun risarcimento sarà mai adeguato a riempire quel lutto così crudele e a colmare il dolore per come quel lutto si sia generato. E tanto più indigna il fatto che, complice l'indifferenza della giustizia tedesca, i principali responsabili di quella tragedia siano ancora liberi come se nulla fosse successo".

"La tragedia della Thyssen-Krupp - è la chiusa del messaggio - ha lasciato una traccia indelebile nella nostra comunità: è stato un lutto sentito da tutti, condiviso, vissuto, ognuno di noi ha portato dentro di sé una parte, seppur piccola, del dolore delle sette famiglie rimaste senza padre, figlio, marito, e di tutte quelle risparmiate dal lutto ma segnate, per sempre. Ed è rimasto un luogo, nella città, un vuoto urbano che nella sua desolazione ci ricorda la paura e la tragedia di quel momento. Credo sia giusto, a dieci anni di distanza ragionare su come nella trasformazione di quella grande area si possa lasciare un segno permanente di quello che è successo quella notte, del dramma di quelle famiglie, del dramma di un'intera città".

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