Oristano, 25 luglio 2021 – Almeno ventimila diecimila ettari di bosco e pascoli in fumo, mille sfollati, strade bloccate, fiamme alte metri, turisti in fuga. Brucia da ieri la Sardegna nell’Oristanese e queste sono le prime cronache da Bosa e Porto Alabe. Sui social Diego Loi, sindaco di Santu Lussurgiu, si rivolge al protettore del comune e intanto scrive: "Un disastro. E abbiamo paura del peggio. Serve il dispiegamento massimo di tutti i mezzi, per evitare danni irreparabili". Parole a corredo di foto che parlano da sole.
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Centinaia in fuga
Ma il fuoco non si ferma. Complice la direzione del vento, l’ultimo fronte si è aperto a Scano Montiferro, piccolo borgo conosciuto per gli uliveti e i boschi secolari di lecci e querce. Centinaia di persone costrette a lasciare le loro case, evacuati anche gli anziani di una casa di riposo. "Stiamo evacuando paesi", fanno sapere al telefono dal corpo forestale alle tre del pomeriggio. Alla stessa ora i vigili del fuoco di Oristano tracciano un bilancio provvisorio. Oltre cinquecento sfollati, in azione tutti comandi dei pompieri sardi, 15 squadre che lavorano assieme a Protezione civile e volontari con canadair e elicotteri Super Puma.
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Le indagini sulle cause del disastro
Le zone sono molto impervie, il libeccio che cambia continuamente direzione vanifica gli sforzi dei soccorritori. L'attività è frenetica, è una corsa contro il tempo. Mentre sono già partite le indagini per individuare le cause di questo disastro. Le conseguenze si sono fatte sentire fino a Sassari, dove nella notte è piovuta cenere. Una scena che ha ricordato quel che è successo nei giorni scorsi tra Usa e Siberia. Gli investigatori cercano indizi, vogliono capire che cosa abbia scatenato l'inferno. L'origine è dolosa? La domanda al momento non ha ancora una risposta. Intanto è andato in fumo un simbolo: le fiamme si sono prese anche l'oleastro millenario 'Sa Tanca Manna', simbolo di Cuglieri. "Aveva resistito a secoli di incendi", scrive su Twitter la clinica Duemari postando le foto del prima e del dopo.
Commenti irosi sui social: "I responsabili devono pagare". Ma la dinamica dei roghi è ancora da capire. Due giorni fa un'auto aveva preso fuoco a Bonarcado e aveva fatto partire un incendio, poi domato. Giovedì le squadre erano intervenute su 16 roghi che avevano mandato in cenere 5 ettari di pascoli.
La richiesta d'aiuto di Solinas
Intanto dalla politica arriva un appello pressante. Il presidente della Regione Christian Solinas ha dichiarato lo stato d'emergenza e ha chiesto al governo "un sostegno economico immediato" per "un disastro senza precedenti". Elenca: "Diecimila ettari di vegetazione distrutti, aziende e case bruciate, bestiame ucciso". Macchina regionale mobilitata con 7.500 uomini, 20 mezzi aerei, 7 canadair e 13 elicotteri. A metà pomeriggio, il gigantesco fronte del fuoco ha coinvolto anche il Nuorese. Il dipartimento della Protezione Civile ha attivato il meccanismo europeo per chiedere agli altri paesi dell’Ue l’invio di mezzi in Italia. Il capo della struttura, Fabrizio Curcio, ha riunito l’unità di crisi. I primi aiuti sono arrivati dalla Francia, due canadair. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ringraziato via social. Altri due mezzi garantiti dalla Grecia.
La solidarietà di Draghi
Il premier Mario Draghi segue costantemente l'evolversi dei devastanti incendi in Sardegna ed esprime la propria piena solidarietà a tutta la popolazione colpita e il sostegno a quanti senza sosta si stanno prodigando negli interventi di soccorso.
Il presidente della Corsica, Gilles Simeoni, ha chiamato in serata il governatore sardo Christian Solinas assicurandogli "affettuosa, profonda solidarietà" e la disponibilità per ogni forma di collaborazione.