ROCCARASO (L’Aquila)I più bonari l’hanno definita la "valanga della frittata", intesa come frittata di maccheroni da consumare in loco. I più velenosi l’hanno bollata come la "valanga dei coatti". In realtà non si era mai vista una cosa simile. Duecentoventi bus turistici sono saliti domenica scorsa lungo i tornanti che portano a Roccaraso, la perla degli Appennini. Dodicimila pendolari della neve che si sono mossi all’alba, non più tardi delle 6, da Napoli e dalla provincia, per arrivare alle 10 e sciamare, come una torma senza controlli, nel paesino che conta poco più di 1.400 residenti. Una moltitudine che ha bloccato il traffico, scatenato il caos e invaso Pratone e Ombrellone, le due aree dove si pratica lo slittino. Sì, perché nessuno si è recato sulle piste innevate e agli impianti di risalita che distano poco meno di 10 chilometri. Tutti i bus, non potendo entrare a Roccaraso, per un’ordinanza di divieto, si sono fermati lungo la Statale 17: una interminabile fila di torpedoni che arrivava fino a Rivisondoli. Una catena di mezzi che, ovviamente, ha paralizzato l’arteria che collega Castel di Sangro a Sulmona. Una domenica bestiale che ha spinto il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato, a sbottare: "Di fronte a questo fenomeno vanno presi provvedimenti straordinari". Da qui una proposta drastica per impedire il ripetersi del caos: "Ci vuole l’esercito". Roccaraso militarizzata non si era mai vista negli ultimi cinquanta anni. Ma cosa è successo? È l’effetto TikTok, con decine di tiktoker che, d’accordo con le agenzie, hanno sponsorizzato escursioni con i bus turistici a prezzi stracciati (25-30 euro) e con la promessa di una foto da postare sui social. Per adesso concesse, dopo un vertice con i sindaci dell’Alto Sangro, solo le ‘targhe alterne’ per i bus nella speranza di ‘tagliare’ gli arrivi. Basterà? Gran parte dei viaggiatori mordi e fuggi è civile ed educata, ma alcuni non hanno esitato a lasciare un "ricordino". Dopo la partenza dei bus, verso le 17, le distese innevate di Pratone e Ombrellone erano ridotte a discariche, con buste colorate e rifiuti lasciati all’aria come ripreso da molti sciatori arrabbiati per l’inciviltà.
Nino Femiani