Nuoro, 26 settembre 2024 – Una mattanza senza logica. Ma gli inquirenti sono comunque al lavoro per trovare un senso alla strage di Nuoro. Cosa ha spinto Roberto Gleboni ad aprire il fuoco sui suoi affetti più cari? L’operaio forestale, 52 anni, sindacalista inappuntabile, è esploso ieri mattina facendo una carneficina in famiglia: ha impugnato una pistola sportiva calibro 7.65, regolarmente detenuta, e ucciso la moglie mentre dormiva, due figli, e il proprietario di casa Paolo Sanna, incontrato per caso sul pianerottolo, prima di suicidarsi. Solo il suo secondogenito è sopravvissuto, colpito di striscio dai proiettili. "Stamattina a casa urlavano tutti", ha raccontato il ragazzo alle forze dell’ordine che lo accompagnavano all’ospedale, dove è stato operato.
Le ombre su Gleboni. “Una lite prima della strage”
Le prime dichiarazioni dei conoscenti e colleghi su Roberto Gleboni (era “tranquillissimo”, sempre “disponibile”, “onesto”) danno il quadro di una persone insospettabile ma non convincono la procura. In questa “immane tragedia”, lo “sforzo investigativo” è un “dovere morale”, ha detto il procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio, ancora prima che giuridico, per dare “una risposta alle tante domande che angosciano le coscienze”.
“Faceva dispetti ai condomini. Urlava spesso”
E il giorno dopo cominciano emergere le prime incrinature in un contesto di apparente ‘normalità’. Pur mantenendo l’anonimato, qualche vicino di casa non si sottrae a raccontare particolari inediti. Gleboni era una persona dall'apparenza gentile con tutti, ma qualche strano segnale negli ultimi tempi lo aveva dato nella palazzina di via Ichnusa, dove la famiglia viveva in affitto da sei anni. “Ora parlando anche con qualche condomino abbiamo saputo - racconta un vicino - che aveva delle reazioni sproporzionate per cose banali che succedevano nel condominio. Aveva messo in atto anche dei piccoli dispettucci sui contenitori della raccolta differenziata”. Certo non è sufficiente a prevedere una strage del genere. Qualcun altro – stando alle testimonianze raccolte dal Corriere della Sera – parla di una persona che “urlava spesso”, “prepotente, quasi esaltato”.
Le indagini
Sempre il base alla ricostruzione del Corriere, Roberto Gleboni e Giusi Massetti si stavano separando. Prima della strage “avevano litigato”, ha raccontato il 14enne sopravvissuto agli inquirenti. È stato lui ad aprire la porta di casa a carabinieri e polizia dopo la strage. Il ragazzo è probabilmente l’unico a sapere come andavano le cose in casa. Non può incontrare nessuno, se non il personale sanitario, prima di essere sentito dagli inquirenti in modalità protetta e con il supporto di un tutore e di uno psicologo infantile. La famiglia di origine della moglie di Gleboni non sapeva di problemi in famiglia. Ma non sorprende però perché i rapporti tra i due nuclei erano interrotti da anni.
"Roberto e Giusi si stavano separando”
Gli interrogatori proseguono oggi e i reparti speciali di Polizia e Carabinieri torneranno nelle case dove è avvenuta la strage per recuperare altri elementi utili. Al setaccio i cellulari e i computer, in attesa delle autopsie dei corpi fissate per sabato.
Lo sgomento dei nuoresi
Il preside di Francesco Gleboni: “Un amore di bambino”
Intanto a Nuoro è prevista una fiaccolata per stare vicino alle famiglie Gleboni e Sanna che si svolgerà domani alle 18. La città è sgomenta, soprattutto chi conosceva i ragazzi. “Abbiamo il cuore a pezzi – confessa su Facebook il presuidente dellas scuola Graziella Monni dove andava Francesco Gleboni, 10 anni, vittima della furia del padre insieme alla sorella maggiore Martina, 26 anni – era un amore di bambino, tranquillo educato corretto e solidale con i compagni, tutti sconvolti e addolorati per la tragedia che è successa”. Anche per il dirigente “non c'è mai stato nessun sentore di qualcosa che non andava in lui o nella sua famiglia”.
Il vescovo: “La violenza va denunciata, abbiamo occhi per vedere”
“La violenza è una 'presenza’ che non va negata o rimossa, tantomeno banalizzata – è la riflessione del vescovo di Nuoro, monsignor Mura –. Al contrario va riconosciuta, narrata, denunciata. Non sorvoliamo con facilità sulle parole e sui gesti che potenzialmente possono diventare tossici. Rivelerebbe che non abbiamo occhi per vedere quante relazioni, anche le più intime, rischiano di diventare un problema sociale”.
"Questa sconfitta dell'amore – continua – ne ricorda anche la sua fragilità soprattutto quando non riesce ad affrontare e a superare le prove della vita”. Ma quali prove Roberto Gleboni e la sua famiglia stessero affrontando ancora nessuno sembra saperlo.