Venezia, 3 gennaio 2017 - Una rivolta è scoppiata nel centro di prima accoglienza di Cona, in provincia di Venezia, in seguito alla morte all'interno della struttura di Sandrine Bakayoko, un'ivoriana di 25 anni. La protesta è esplosa perché i migranti lamentavano ritardi nei soccorsi della donna, trovata priva di conoscenza in un bagno della struttura.
Circa una cinquantina di suoi connazionali hanno bloccato l'ingresso e le uscite, dando fuoco ad alcuni mobili e trattenendo all'interno, per diverse ore, 25 operatori della coppoerativa che gestisce i servizi nel centro. Solo l'intervento dei carabinieri e della polizia ha consentito di riportare la calma e, dopo ore intorno alle 2 del mattino, gli operatori sono stati fatti uscire. I migranti si lamentano anche delle condizioni generali del Cpa, definite inumane.
VIDEO Il giorno dopo la rivolta
TRASFERIMENTI - Il ministro dell'Interno Marco Minniti ha disposto il trasferimento di circa cento migranti in strutture presenti in Emilia Romagna. Il trasferimento avverrà domani mattina.
LA RABBIA - Al dolore per la perdita della loro compagna si somma per i migranti di Cona soprattutto la rabbia per le condizioni di vita del campo: "Non c'è rispetto per noi - dice Stephane, un ventenne nigeriano - Siamo in troppi là dentro. La gente non può vivere così. Siamo nelle tende, fa freddo, l'acqua è fredda, e i documenti che aspettiamo non arrivano mai". E per protesta nessuno ha mangiato nella ex base militare: i connazionali di Sandrine hanno proseguito nel blocco dei pasti, ponendosi davanti ai loro compagni, così i vassoi con il cibo sono tornati indietro.
LA DIFESA - "A Cona nessuno viene trattato come una bestia, tutti hanno una sistemazione dignitosa. È ovvio che un appartamento in albergo è più confortevole di un campo come quello di Cona ma in questo momento la Prefettura ha individuato la nostra struttura", si difende Gaetano Battocchio, presidente di Ecofficina, la cooperativa che gestisce il centro di accoglienza di Cona, intervistato da Radio Capital.
E sull'assistenza sostiene che "non c'è stato alcun ritardo". Secondo Battocchio "il caso è stato gestito da un medico interno al campo, un medico professionista, che ha subito chiamato il 118. Dopo c'è stata la protesta di un piccolo gruppo di persone, hanno reagito molto male per una morte accidentale". Alla domanda su precedenti inchieste che lo riguardano e riguardano la cooperativa, Battocchio risponde che "non ci sono irregolarità nell'assegnazione degli appalti. Verificheranno ma io irregolarità non ne ho mai fatte. E se ci sono 1.500 migranti in un paesino con 190 abitanti non dipende da me. Chiedete alla Prefettura".
IL CENTRO - La struttura di Cona, è una ex base missilistica e oggi ospita circa 1.400 migranti. Tra questi, appunto, la giovane della Costa d'Avorio morta: Sandrine Bakayoko, giunta in Italia il 30 agosto scorso e in attesa di risposta alla domanda di asilo politico. Sul suo decesso le versioni sono discordanti: secondo i suoi compagni, si sarebbe sentita male verso le 8 di mattina, ma i soccorsi sarebbero arrivati alle 14. Dall'ospedale di Piove di Sacco, invece, fonti sanitarie affermano che l'automedica è partita non appena è giunto l'allarme.
LE INDAGINI - La donna è morta per "una trombo-embolia polmonare bilaterale", ha spiegato il sostituto procuratore Lucia D'Alessandro a cui è stato affidato il caso. Escluse totalmente ipotesi legate a fatti violenti o a malattie virali contagiose.