di Giampaolo Pioli
Il cinturino dell’orologio stretto attorno a un polso diventato molto più piccolo all’inizio del mese era sembrato il primo segnale. Abiti larghi ma improvvisamente troppo abbondanti per il suo corpo, il secondo. Infine un raro commento pubblico sulla tv di Stato di Pyongyang da parte di un cittadino anonimo è diventato il messaggio cruciale: "il volto del giovane generale condottiero sembra emaciato – dice l’uomo – e questo spezza il cuore della nostra gente". Nessuno nel regime nordcoreano avrebbe mai permesso un commento sulla salute del leader che guida il Paese col pugno di ferro, se la situazione non fosse davvero grave. Gli analisti si chiedono come mai Kim Jong-un si sia fatto rivedere a un concerto in pubblico profondamente dimagrito. E da Seul a Washington, nelle capitali più attente alla realtà nordcoreana, non c’è unanimità nel decifrare questi segnali in codice uniti alla frase attribuita allo stesso Kim "con l’America dobbiamo essere pronti a confrontarci ma anche ad uno scontro duro".
Il giovane dittatore sta male? I suoi problemi di peso e di diabete (si ritiene soffra anche di gotta) si sono improvvisamente complicati mentre il Paese con le frontiere sigillate per il Covid sta piombando in una nuova devastante carestia che potrebbe provocare a breve milioni di morti. Joe Biden non ha mai fatto mistero di considerare pura propaganda trumpiana la stretta di mano al confine delle due Coree fra Trump e Kim. La Cina è muta e le lancette nella trattativa per la ripresa del negoziato nucleare sono tornate a zero.
Comunque, mostrare il sommo leader emaciato e dimagrito, quasi a volerne attribuire le condizioni al troppo lavoro per il suo popolo, sembra il ricorso a qualche immagine a effetto come le "dichiarazioni spontanee" di un semplice cittadino che "vede tutto quello che gli altri vedono e si trova col cuore pieno di lacrime".
Dietro l’attenta coreografia della televisione di Stato che mostra Kim in un impeccabile abito bianco mentre tutti gli altri dirigenti del partito intorno a lui sono in grigio o in nero, esalta l’attenzione religiosa verso il capo supremo del paese. Ma non scioglie i dubbi sulla sua condizione di salute e sulla perdita di 40 chili di peso molto in fretta.
Di sicuro, se fosse gravemente malato, un’improvvisa battaglia per la successione potrebbe scatenare guerre di potere intestine in grado di travolgere anche le dinamiche della famiglia “imperiale” che sembrava mostrare la sorella Kim Yo-jong come l’eventuale erede designata. Adesso è lei a guidare la propaganda di regime ma è stata elevata anche a membro del Politburo, sempre al fianco del giovane dittatore in tutte le rare uscite all’estero compresi i mini-summit con Trump.
Il Dipartimento di Stato Usa si limita a ricordare a Pyongyang il rispetto degli impegni sul nucleare e dei diritti umani, ma ha già nominato un inviato speciale per riallacciare i rapporti col regime su una base realistica annullando di fatto tutte le spavalderie e i sorrisi trumpiani destinati solo alle televisioni.