Giovedì 21 Novembre 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Guerra ibrida, Crosetto vuole i riservisti. Ma qual è il modello? Ecco 3 cose da sapere

Il ministro della Difesa risponde alle polemiche chiarendo tempi e passaggi in Parlamento. “Il mondo è cambiato, l’Italia si prepari”

Militari italiani impegnati in un'esercitazione

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Roma, 29 gennaio 2024 – Il ministro della Difesa Guido Crosetto in tempi di guerra ibrida lavora al progetto di 10mila riservisti, “volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate”. Così ha chiarito in un’intervista alla Stampa, convinto che l’Italia si debba preparare perché “il mondo è cambiato”.

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Ma come sta venendo avanti il progetto? Qual è il modello? E quali sono i tempi? Ecco 3 punti chiave.

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1. Riservisti: i tempi del progetto

Una riserva ausiliaria alle Forze Armate che non serve per fare la guerra ma per difendersi in caso di situazioni e crisi eccezionali”, ha chiarito Crosetto. Ricordando – anche al segretario di +Europa Riccardo Magi che ha parlato di  “Strurmtruppen meloniana”-  che non si tratta di una sua “idea estemporanea, ma di una delega che il Governo ha ricevuto dal Parlamento con l’articolo 9 della legge n. 119 dell’agosto del 2022, delega rinnovata dalla legge n. 201 del 28 novembre 2023 per ulteriori 24 mesi”. Una volta “approvato dal Consiglio dei ministri, il decreto legislativo sarà esaminato dal Consiglio di Stato e, successivamente, dalle commissioni permanenti che potranno esprimere il loro parere nel pieno rispetto delle prerogative del Parlamento”. 

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2. Riservisti: perché proprio 10mila

Ma come si è arrivati a ipotizzare che i riservisti debbano essere 10mila? Da fonti della Difesa si fa notare che quel numero è stato considerato congruo, forze da mobilitare in caso di emergenza, che non significa soltanto aggressione all’Italia. Oggi sono 150mila i professionisti delle nostre Forze armate, è così dai tempi del ministro Di Paola. Erano 360mila nell’epoca d’oro. 

3. Qual è il modello di riferimento?

Ma a quale modello guarda l’Italia? In questo momento lo Stato maggiore della Difesa sta analizzando le risposte date dai Paesi più preparati. Il ministro Crosetto inquadra lo scenario, “è in atto una guerra ibrida”, ripete spesso. Proprio per questo, è il ragionamento, è necessario poter contare su tante professionalità diverse. Non solo soldati capaci di maneggiare armi ma, ad esempio, hacker o esperti di intelligenza artificiale. Perché il conflitto si combatte su tanti fronti.