CORTONA (Arezzo)Oltre ottant’anni di attesa per il risarcimento da 3,7 milioni di euro legato a una delle stragi naziste più efferate del 1944 e appena 10 giorni per vedersi notificare la richiesta di 113mila euro per la tassa sulla registrazione degli atti giudiziari. Soldi che l’Agenzia delle Entrate chiede "entro 60 giorni" ai familiari delle vittime in netto anticipo rispetto alla liquidazione del danno che, nella migliore delle ipotesi, potrà avvenire tra un paio d’anni. Una mano dà e l’altra prende, recita un vecchio adagio. Per i discendenti dei diciassette morti nell’eccidio di Falzano, il proverbio si ribalta: la mano dello Stato prima prende e poi (forse) dà. Un agghiacciante paradosso denunciato dal senatore del Partito democratico Dario Parrini, da tempo impegnato sui risarcimenti per le stragi per cui lo Stato ha stanziato un fondo da 61 milioni nell’ambito del Pnrr.
"Già oggi depositerò un’interrogazione parlamentare per chiedere come sia potuta accadere una cosa del genere e come le autorità preposte intendano rimediare a una decisione così scandalosa e intollerabile" spiega un indignato Parrini. Il 27 giugno 1944 a Falzano, frazione montana del comune di Cortona, i tedeschi cercavano vanamente i partigiani. Incendiarono case e capanne, mitragliarono all’impazzata verso le campagne, uccidendo due uomini e una donna. Poi rinchiusero altri undici uomini rastrellati nei dintorni dentro un casolare già dato alle fiamme il giorno precedente, la cinsero con filo spinato e la fecero saltare in aria. Dalle macerie fu estratto vivo solo un ragazzo di 15 anni, Gino Massetti, salvato da un trave crollato nell’esplosione. Una strage ordinata del tenente della Wehrmacht Josef Scheungraber, successivamente punito con l’ergastolo in Germania nel 2009, quando aveva già 91 anni. Un verdetto che passò comunque alla storia, perché per la prima volta un tribunale tedesco condannava un criminale di guerra.
Il 20 gennaio scorso i discendenti delle vittime, difesi dall’avvocato Gianluca Luongo, si erano visti riconoscere da una sentenza del tribunale civile di Arezzo risarcimenti per complessivi 3,7 milioni di euro. Soldi sui quali non ci sono però certezze: "Le famiglie coinvolte sanno che per avere concretamente i ristori ci sarà da aspettare un bel po’ perché per avere gli indennizzi bisogna fare richiesta di accesso al Fondo di Ristoro e per questo serve un titolo definitivo, e cioè in questo caso il passaggio in giudicato della sentenza, che con ogni probabilità non avverrà prima del prossimo mese di aprile" spiega il senatore empolese del Pd.
"Secondo le poche informazioni che il Mef fa filtrare, nonostante le mie ripetute interrogazioni parlamentari, le somme saranno erogate nel 2026 inoltrato, o anche dopo, se, come molti temono, dovessero esaurirsi rapidamente i 61 milioni stanziati prima di aver pagato tutti gli aventi titolo e non si dovesse provvedere tempestivamente al rifinanziamento del Fondo stesso" prosegue Parrini.
Un quadro pieno di incognite che riguarda anche altre stragi naziste in giro per l’Italia su cui cala, inesorabile, la richiesta di un versamento che in media è di quasi 7mila euro a discendente. "Un’ingiunzione – avverte il senatore dem – che potrebbe trasformarsi in cartelle esattoriali e in pignoramenti dei beni in anticipo sul versamento delle somme dovute. Difficile trovare aggettivi per questi comportamenti: anche se fosse una svista, sarebbe uno schiaffo alla memoria. Un atto assurdo, disumano, scandaloso e ingiusto che, per di più, pare in contrasto con l’articolo 59 del testo unico sull’imposta di registro".