Martedì 16 Luglio 2024
RITA BARTOLOMEI
Cronaca

Rigopiano dopo l’appello: cosa può accadere. I tempi della giustizia e il nodo dei risarcimenti

Wania Della Vigna chiarisce la prospettiva della Cassazione. Sergio Della Rocca, difensore di Provolo: aspettiamo le motivazioni poi decideremo se fare ricorso. Camillo Graziano, il legale di Alessio Feniello: “Anche lo Stato potrebbe essere coinvolto nella richiesta di danni”

L’Aquila, 17 febbraio 2024 – Per Rigopiano ora si guarda alla Cassazione. Prospettiva concreta dopo la sentenza d’appello, assolti 22 imputati su 30, condannato stavolta anche l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo (per rifiuto di atti d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico), il responsabile dell’ufficio tecnico di Farindola Enrico Colangeli e il capo di gabinetto della prefettura, Leonardo Bianco.

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Ma cosa può accadere ora per una delle stragi più gravi mai verificatesi in montagna, furono 29 i morti quel 18 gennaio 2017 nel resort ai piedi del Gran Sasso. “La valanga dopo aver percorso il canalone coperto da un faggeto denominato grotta dei Briganti ha investito la struttura con tale energia da determinarne il distacco dal suolo ed il suo scivolamento verso valle per oltre 40 metri”. Così scrive il giudice Gianluca Sarandrea nella sentenza di primo grado. Quella che il 23 febbraio 2023 aveva assolto 25 imputati su 30. Ecco le ipotesi degli avvocati.

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Marcello Martella, papà di Cecilia, estetista nel resort di Rigopiano, morta a 24 anni
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La difesa del prefetto Provolo

Sergio Della Rocca, tra i difensori di Provolo, alla domanda se sia certo il ricorso in Cassazione dopo la condanna del prefetto a un anno e otto mesi, risponde: “Per capire se ci sono gli estremi dobbiamo aspettare di leggere le motivazioni della sentenza”

La corte d’appello dell’Aquila ha “confermato l’assoluzione” dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, “già dichiarata dal giudice di primo grado, riguardo alle due più gravi accuse che lo avevano raggiunto per la tragedia di Rigopiano”, aveva rimarcato subito dopo la sentenza il difensore Gian Domenico Caiazza.

I tempi di Rigopiano

Le ragioni che spiegano assoluzioni e condanne dell’appello saranno depositate entro il 10 maggio, scadenza prevista dal codice. Dunque l’ipotesi Cassazione per i più ottimisti si potrebbe concretizzare entro fine anno o inizio 2025.

Cassazione: cosa può accadere

“La Cassazione - ricorda Wania Della Vigna, avvocato che assiste la famiglia di Sara Angelozzi, morta a Rigopiano con il marito Claudio Baldini - è un giudizio di legittimità e non di merito. Dunque verifica i processi motivazionali, della corte d’appello e se necessario anche della sentenza di primo grado, laddove dovessero coincidere. Controlla se ci sono margini di irragionevolezza o violazioni di legge. Possibile che i difensori degli imputati condannati facciano ricorso. Ma si dovrà vedere anche che cosa deciderà la procura generale”.

Il presidente della corte Aldo Manfredi ha precisato di non aver ravvisato nella condanna dell’ex prefetto “il nesso di causalità tra le ritenute condotte di rifiuto e di falsità ideologica e gli eventi dannosi”. “Per capire come ha ragionato la corte dovremo leggere le motivazioni della sentenza”, conclude l’avvocato Della Vigna.

Il nesso di causa ed effetto e le ipotesi

“L’ex prefetto condannato per rifiuto e falsità ideologica e assolto sugli altri fronti ci suggerisce una conclusione: è come riconoscere che se anche avesse aperto tempestivamente la sala operativa, non avrebbe potuto evitare quei morti. Su questo punto a mio parere si potrà giocare il ricorso in Cassazione”. Ne è convinto Camillo Graziano, l’avvocato che assiste Alessio Feniello, per tutta Italia il papà multato per i fiori sulle rovine dell’hotel dove è morto il figlio Stefano, che aveva 28 anni. Tornano in mente le parole di Egidio Bonifazi, il papà di Emanuele rimasto ucciso nell’hotel dove lavorava come receptionist. “Oggi muore la prevenzione in Italia”, ha dichiarato dopo la lettura della sentenza d’appello. “Se partiamo dall’analisi del dispositivo, in attesa di leggere le motivazioni - osserva ancora Graziano - ci sono due elementi che balzano agli occhi. La Corte d’appello, pur riconoscendo che il prefetto ha comunicato il falso, e quindi non si è attivato in tempo, contrariamente a quanto ha dichiarato a chi di dovere, ci dice anche che se l’avesse fatto non avrebbe potuto evitare il disastro. Insomma l’omissione non basta a renderlo responsabile. Su questo punto, verificando qual è il ragionamento della corte, si potrà capire se la motivazione è palesemente illogica. Uno dei requisiti previsti per il ricorso in Cassazione”.

I risarcimenti alle famiglie delle vittime

Per l’avvocato Massimiliano Gabrielli - che assiste Anna Maria Angelucci, la sorella di Silvana, morta a Rigopiano con il marito Luciano Caporale, e la famiglia di Ilaria Di Biase, la giovane cuoca di 22 anni mai tornata dal resort - “la condanna dell’ex prefetto è prima di tutto un tassello in più nella ricostruzione dei fatti, nell’accertamento della verità e delle responsabilità”. Ma non solo. “Dal punto di vista delle parti civili - annota - potrebbe portare anche a un coinvolgimento nel risarcimento del danno, a nostro parere. Sappiamo che il presidente della Corte d’appello ha negato un nesso causale tra queste condotte e il disastro. Ma queste condotte erano legate alla gestione e attivazione della macchina dell’emergenza. Se quella macchina fosse stata attivata in modo efficiente e tempestivo - e questo non è avvenuto tanto da aver determinato una condanna -, probabilmente chi è rimasto sepolto sotto la neve per ore poteva essere salvato”. Per la cronaca: le autopsie hanno chiarito che la maggior parte delle vittime è morta in un tempo breve, tra il quarto d’ora e l’ora dopo il disastro. Ma il telefono di Paola Tomassini - 47 anni, rimasta uccisa con il fidanzato Marco Vagnarelli di 45 - è stato attivo fino alle 7:37 del 20 gennaio, quindi per quasi 40 ore dopo la valanga. E nel cuore degli italiani rimarrà per sempre il messaggio alla famiglia, “vi amo a tutti, salutami mamma”. Parole strazianti, accompagnate da un cuoricino. L’avvocato Graziano ha già chiarito ai suoi clienti che necessariamente affronterà il discorso risarcimenti “solo dopo la sentenza definitiva”. E guardando a quella scadenza osserva: “Penso ci siano margini per poter chiedere i danni anche allo Stato”.