Pescara, 19 novembre 2024 – Il destino. A Rigopiano quello che chiamiamo destino traccia un solco tra sommersi e salvati.
Questione di attimi, di scelte magari repentine, improvvise, per nulla scontate. Basta niente per essere dentro o fuori dalla contabilità del disastro, e pare quasi un riflesso della lotteria del dolore, i nomi degli scampati che l’ex prefetto Francesco Provolo fece leggere davanti alle famiglie in attesa di un verdetto. Brividi.
Il destino entra in punta di piedi nel racconto di Pablo Trincia, tra il podcast e la docuserie Sky, ‘E poi il silenzio - il disastro di Rigopiano’ (dal 20-21 e 22 novembre). Un viaggio nelle carte del processo ma soprattutto nel cuore delle persone.
I fidanzati vicini: Stefano morto, Francesca scampata
Chi decide se sei tra i sommersi o i salvati? Basta essere seduti davanti al camino, uno accanto all’altra. Com’e stato per Francesca Bronzi, che era sprofondata in una poltrona imbottita dallo schienale alto, accanto era seduto il fidanzato Stefano Feniello. Lei scampata e lui ucciso. Lei tra gli 11 superstiti e lui tra i 29 morti della valanga che il 18 gennaio 2017 cancellò l’hotel ai piedi del Gran Sasso e lo fece scivolare a valle per 40 metri, travolgendolo con una forza pari a quella di 4mila tir a pieno carico.
I messaggi dei prigionieri
“Io qua sta botta ci rimango”, aveva scritto Stefano Feniello. Un altro presentimento. Uno dei tanti che vittime e superstiti in quei giorni hanno affidato ai loro telefonini, che sono entrati con forza nelle carte dell’inchiesta. Perché lì c’è scritto tutto, in quei messaggi e in quei video si passa dalla spensieratezza - sempre rallentata dall’apprensione di guardare fuori dalle finestre e vedere la neve che non smette di scendere – alla paura al terrore, erano tutti pronti a partire, chi non ricorda il video di Silvana Angelucci - la parrucchiera di Castel Frentano morta ocn il marito Luciano Caporale – che mostra quella fila di auto, ma dietro c’è un muro, un muro di neve, nessuno ha pulito la strada provinciale che dal Bivio Mirri sale al resort, nove chilometri con due metri di neve, una trappola mortale.
Il miracolo della famiglia Parete
Il destino diventa miracolo quando pensi a Giampiero Parete, il cuoco di Montesilvano che si è salvato con tutta la famiglia, il primo a dare l’allarme alle 17.09 del 18 gennaio 2017. Lo chef di Montesilvano era diretto al bar per un caffè quando la moglie Adriana Vranceanu gli ha chiesto di prendere in macchina le medicine per il figlio Gianfilippo.
Salvo il piccolo Samuel (e gli altri bambini)
Ma non basta dire che è uscito dal resort, bisogna aggiungere che l’auto di famiglia era parcheggiata nel posto giusto, questione di poco e sarebbe stata centrata dalla valanga. Alla fine tutti salvi, anche la piccola Ludovica. Perché in questa strage inaudita i quattro bambini sono tornati a casa.
Anche Edoardo di Carlo, orfano dei genitori Sebastiano e Nadia. E si è salvato Samuel, che a Rigopiano ha perso mamma e papà. Stava giocando proprio sulle ginocchia del padre Dino di Michelangelo, ma poi ha seguito gli altri bambini nella sala biliardo. Il bunker della salvezza.
Come Roberto Del Rosso ha salvato Angelica
E ha pensato al destino Angelica Sciannella, mamma e contabile nel resort, quando l’auto parcheggiata in garage e bloccata da un muro di neve le ha impedito di tornare al lavoro. Angelica si è sentita con Roberto Del Rosso, l’ex proprietario dell’hotel, tra le 29 vittime. Racconta: “L’ho chiamato il 16, mi sarei organizzata per salire il 17, ma quando l’ho sentito mi ha detto non farlo, ‘ci vediamo venerdì’, si è raccomandato. E così mi ha salvato la vita”.