Pescara, 25 febbraio 2023 - Le famiglie di Rigopiano dopo la sentenza - che ha assolto 25 imputati su 30 - temono il ’fantasma’ dell’Aquila. A novembre infatti quel tribunale in poche parole ha stabilito: le tragedie sono anche colpa delle vittime, di comportamenti ‘imprudenti’.
Rigopiano dopo la sentenza: cosa succede ora
Prossima scadenza: le motivazioni (entro 3 mesi). Il procuratore Giuseppe Bellelli - che ha firmato l'inchiesta con i pm Anna Benigni e Andrea Papalia - ha annunciato appello per una "sentenza che la procura della Repubblica non condivide in gran parte e che verosimilmente impugnerà nei capi assolutori, così come proporranno appello i difensori degli imputati condannati". E ha citato Piero Calamandrei, avvocato e padre costituente: le leggi "perché non siano formule vuote devono scaturire dalla coscienza di cittadini, devono essere sentite come nostre".
Cosa c'entra "l'agente modello"
Nella sua replica finale, Bellelli aveva insistito soprattutto su un punto, "dove si gioca e lo dico con forza - aveva detto in aula -, la credibilità di tutti noi e delle istituzioni. Quale agente modello scegliamo per valutare l’adeguatezza o non adeguatezza, qual è il nostro riferimento della condotta degli imputati?", stiamo parlando di amministratori pubblici. Perché le bellezze d'Abruzzo che aveva elencato "sono anche elementi di responsabilità" (la parola scandita in sillabe) "ce ne dobbiamo fare carico. Allora cosa scegliamo? Perché a seconda dell'agente modello che scegliamo li assolviamo o li condanniamo". Richiamando il modello di amministratore che si fa carico del territorio e ne conosce le fragilità in ogni chilometro quadrato, con disciplina e onore come prevede la Costituzione, il procuratore aveva concluso: "Chiediamo una sentenza che in nome della Costituzione e del popolo italiano affermi un modello di amministratore pubblico che aveva il dovere di prevedere la valanga e di evitare la tragedia. Se diremo che non si poteva prevedere, che nessuno è colpevole, che non c’era nulla da fare, ci saremo forse assolti un po’ tutti ma resteremo per sempre coinvolti in questa tragedia".
La sentenza di Rigopiano e il caso dell’Aquila
Dopo le 25 assoluzioni, un timore si fa largo tra papà, fratelli, mamme e sorelle delle 29 vittime. Un pensiero finora relegato in un angolo ma ripetuto più di una volta in questi giorni. "Vedrai che alla fine sarà colpa loro, dei nostri angeli, sarà colpa nostra che li abbiamo mandati a lavorare, sarà colpa dei turisti che sono andati in vacanza".
L’avvocato Wania Della Vigna assiste la famiglia di Sara Angelozzi, morta nel resort con il marito Claudio Baldini. Come legale, ha 'attraversato' molte stragi in Italia, tra queste il terremoto dell’Aquila. Nella sentenza di Rigopiano vede le tracce di questo ragionamento? "Dal dispositivo no - è il parere del legale -. Aspettiamo di leggere le motivazioni ma oggi capisco invece che il ragionamento è stato questo: il giudice ha fissato la sua attenzione e la responsabilità penale al momento iniziale, quello precedente alla valanga. Quindi ha condannato il sindaco di Farindola per non avere emesso l’ordinanza di chiusura dell’hotel quando le condizioni meteo facevano presagire problemi. Tanto che lo stesso Lacchetta aveva chiuso le scuole e allertato la popolazione, raccomandando di non avventurarsi. Stessa cosa vale per i dirigenti della Provincia, perché avevano la gestione della strada e dovevano tenerla sgombra, quindi evitare l’isolamento. Il giudice si è fermato al momento precedente la valanga, ricollegando a questo con nesso causale le morti e le lesioni dei superstiti. Come e perché non sia andato oltre al momento non è lecito saperlo".
"Ho rivissuto l'atmosfera del processo dell'Aquila"
"In aula a Pescara ho rivissuto l’atmosfera del processo dell’Aquila per il terremoto del 2009 - confida ancora l’avvocato Della Vigna -. Gli stessi sentimenti tra i familiari, ad esempio... Il vice capo della protezione civile aveva rassicurato la popolazione inducendola a restare nelle case dove poi, al momento del sisma, il 6 aprile 2009, hanno trovato la morte. Ma poi a novembre 2022 il tribunale, nel campo della responsabilità civile, ha attribuito un 30% di colpa a quei poveri ragazzi che alle 3:32 dormivano, dopo aver ricevuto rassicurazioni". Al momento però, chiarisce l'avvocato, "nella sentenza di Rigopiano non vedo responsabilità attribuite alle vittime. Anche se la conferma definitiva arriverà solo dalla lettura delle motivazioni. Ma di certo non si possono incolpare i lavoratori o chi si è ritagliato magari con sacrifici qualche giorno di vacanza. Le colpe delle istituzioni e degli enti pubblici non possono essere scaricate sulle vittime".