Martedì 16 Luglio 2024

Riforma della Giustizia, ok del Cdm. Nel dl: separazione delle carriere e nuovo Csm

Soddisfazione del ministro Nordio: “Riforma epocale”. Il sottosegretario Mantovano: “Non è detto serva un Referendum”. Anm sul piede di guerra

Roma, 29 maggio 2024 – Il Cdm ha approvato il disegno di legge di riforma della Giustizia. Il Consiglio dei ministri ha infatti dato il via libera alla riforma costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare. In particolare il provvedimento introduce la separazione delle carriere fra magistratura giudicante e inquirente e riforma il Csm (Consiglio superiore della magistratura).

Un ok lampo visto che il Cdm in materia è durato circa 20 minuti

Si andrà al Referendum?

Il referendum sulla riforma della giustizia? "Non è scontato". Così il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano in conferenza stampa dopo l'approvazione del Cdm della riforma della giustizia. "Non darei per scontato che si arrivi al referendum, nel senso – ha spiegato – che se vale l'adesione alla sostanza che viene proposta dal governo e se vi sarà un confronto in Parlamento nel merito, come auspichiamo, su un testo non blindato, aperto al contributo dell'intero Parlamento, non e' cosi' certo che si arrivi al referendum", ha affermato.

Carriere separate

“La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, ed è composta dalla magistratura della carriera giudicante e da quella della carriera requirente”. Così il guardasigilli Carlo Nordio, leggendo l'incipit della riforma della giustizia approvata in Cdm. “Abbiamo dato rilevanza costituzionale anche al fatto che la magistratura requirente è, deve essere e resterà indipendente da qualsiasi interferenza del potere esecutivo, da qualsiasi pressione di altri organismi - ha aggiunto -, gode e godrà delle stesse garanzie di indipendenza della magistratura giudicante”.

Due Csm

Se la riforma passerà ci saranno due Csm: “Il consiglio superiore della magistrtura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente sono presieduti dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo Presidente e il Procuratore generale della Corte di cassazione”.

Alta corte disciplinare

La riforma prevede l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare per la magistratura ordinaria inquirente e requirente. "L'Alta Corte è composta da quindici giudici, tre dei quali nominati dal Presidente della Repubblica tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno venti anni di esercizio e tre estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall'insediamento, compila mediante elezione, nonché da sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno venti anni di esercizio alle funzioni giudiziarie e che svolgono o abbiano svolto funzioni di legittimità”. È quanto si legge nella bozza della riforma della Giustizia - di otto articoli - presentata oggi in Cdm all'articolo 4, riguardante le modifiche all'articolo 105 della Costituzione.

L’Anm convoca riunione d’urgenza

L'Associazione nazionale dei magistrati ha convocato con urgenza la Giunta esecutiva centrale per oggi pomeriggio, con ordine del giorno sull'approvazione del Consiglio dei ministri del disegno di legge costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e per l'istituzione della Corte disciplinare. Durante l'incontro l'Anm formulerà valutazioni e iniziative.

La soddisfazione di Meloni

"Oggi il Governo italiano ha rispettato un altro impegno preso con gli italiani. Nel programma di centrodestra avevamo scritto che avremmo riformato la giustizia, e oggi il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge costituzionale per avere finalmente una giustizia più equa ed efficiente”. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un videomessaggio dopo il Cdm. “In molti hanno detto e scritto in questi mesi che non avremmo mai avuto il coraggio di presentare questa riforma, attesa da decenni: evidentemente ancora non conoscono la nostra determinazione. Quando è giusto fare qualcosa nell'interesse dell'Italia e degli italiani noi semplicemente la facciamo. Ma certo varare questa riforma, dopo 30 anni che se ne parla, è un risultato epocale”.

L’iter parlamentare

A stabilire l’iter delle leggi di riforma costituzionale è l’articolo 138 della Costituzione italiana. “Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione”. Quindi lo stesso testo deve essere approvato da entrambe le Camere con almeno il 50% dei voti.

“Le leggi stesse – prosegue l’articolo 138 – sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti”.