È bastato un giorno a Benyamin Netanyahu (foto) per licenziare in tronco il ministro della Difesa Yoav Gallant, del Likud, reo di aver chiesto di congelare la riforma giudiziaria che sta spaccando Israele. Una mossa sollecitata dall’estrema destra. Gallant aveva spiegato di appoggiare la riforma (che darebbe più potere ai membri della Corte Suprema di nomina politica) ma di chiederne il blocco, fino al 26 aprile, giorno dell’Indipendenza nazionale: "Già adesso esiste un pericolo chiaro, immediato e concreto alla nostra sicurezza nazionale". Parole che hanno incrinato il fronte governativo, visto il sostegno avuto da altri esponenti del Likud.
La decisione di Netanyahu non ha fatto altro che esacerbare le proteste di piazza contro la riforma. Migliaia di persone sono scese in strada a Tel Aviv: traffico bloccato dalle barricate e dalle gomme bruciate, Addirittura ci sono stati scontri proprio davanti alla residenza del premier a Gerusalemme. Da oggi, le università fermeranno le lezioni. E annunciano lo sciopero amche diversi sindaci.
Ma l’onda della protesta è andata oltre Israele: dall’altra parte dell’oceano si è dimesso Asaf Zamir, console generale a New York, appunto in protesta con il governo Netanyahu. Non a caso la Casa Bianca ribadisce "l’urgente necessità di un compromesso" ed esprime tutta la sua preoccupazione.
red. est.