Mercoledì 18 Dicembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Riconoscimento facciale, il piano Piantedosi divide l’Italia. Ma anche la Ue studia una legge

Il centrodestra sostiene la proposta: "Privacy e sicurezza possono trovare un equilibrio". In Gran Bretagna questi sistemi sono già usati da Scotland Yard anche se manca una normativa.

Riconoscimento facciale Il piano Piantedosi divide l’Italia Ma anche la Ue studia una legge

di Alessandro Farruggia

Avanti con prudenza in Europa, situazione a macchia di leopardo negli Stati Uniti, uso parziale in Gran Bretagna e Israele, ampio a Singapore, in Cina, Russia, Giappone, Malaysia. Il riconoscimento facciale, effettuato sulle immagini delle telecamere di sicurezza, è uno strumento potente, ma che pone forti rischi per la privacy e va quindi regolato con attenzione. "La videosorveglianza – ha detto il primo maggio il ministro dell’Interno Piantedosi in una intervista al Qn – è uno strumento fondamentale. È chiaro che il diritto alla sicurezza va bilanciato con il diritto alla privacy. C’è un punto di equilibrio che si può e si deve trovare. Proprio in questi giorni abbiamo avviato specifiche interlocuzioni con il Garante per trovare una soluzione condivisa". Il riconoscimento facciale del quale parla Piantedosi non è detto che sia in tempo reale, ma il tema è sensibile e le forze politiche sono spaccate.

Favorevoli quelle di maggioranza – ieri si sono schierati i forzisti Mulè e Cattaneo – contrari Pd e Radicali. "Il ministro Piantedosi – dice il senatore Pd Filippo Sensi – venga in Parlamento a riferire sulle sue intenzioni di tornare a utilizzare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, oggi fuorilegge nel nostro Paese". "Sembra più che altro un malcelato tentativo di controllare i cittadini attraverso una schedatura di massa in pieno stile cinese" attacca il segretario di + Europa, Riccardo Magi.

In Italia la situazione è complessa. Il Garante della privacy ha dato nel 2018 parere favorevole al software del Viminale denominato ‘Sari Enterprise’ perché opera ex post, e con un operatore, ma, nel 2021, diede parere negativo al ‘Sari RealTime’, che invece opera in tempo reale. Dopo questo ultimo pronunciamento si è arrivati all’emanazione del decreto legge 1392021, con il quale l’uso di sistemi di videosorveglianza operanti attraverso l’uso dei dati biometrici in luoghi pubblici in Italia è sospeso "fino all’entrata in vigore di una disciplina legislativa della materia e comunque non oltre il 31 dicembre 2023". Stop quindi. Lo stop apre però qualche spazio perché dice che la moratoria non si applica "ai trattamenti effettuati dalle autorità competenti a fini di prevenzione e repressione dei reati o di esecuzione di sanzioni penali....in presenza di parere favorevole del Garante". Parere favorevole che peraltro sinora non è mai arrivato. Anzi, il Garante ha imposto una sanzione di 20 milioni di euro alla società americana Clearview AI, "per aver messo in atto un vero e proprio monitoraggio biometrico" anche a danno di italiani, e ha aperto un’istruttoria nei confronti del Comune di Lecce, che ha annunciato l’avvio di un sistema che usa il riconoscimento facciale.

Si sente la mancanza di un quadro normativo non solo italiano ma comunitario. E in effetti l’Europa sta provando a scrivere una legge bilanciata. Lo scorso dicembre è arrivato il via libera da parte del Consiglio Europeo alla legge sull’intelligenza artificiale, il cosiddetto AI Act. Adesso, il progetto di regolamento che la Commissione aveva avanzato nell’aprile del 2021 dovrà essere discusso con il Parlamento comunitario, che lo voterà tra una decina di giorni. Ma il ‘concerto’ sarà difficile, perché il Parlamento UE è contrario.

In Gran Bretagna, mancando una legge nazionale, il riconoscimento facciale è usato de facto dal Metropolitan Police Service, ovvero Scotland Yard, e dalla South Wales Police. E la mancanza di un quadro normativo omogeneo si sente anche negli Stati Uniti, dove Fbi e Pentagono hanno elaborato un sistema di riconoscimento facciale denominato Horus e messa a disposizione di sei agenzie federali. L’agenzia per la Sicurezza dei Trasporti americana (Tsa) e la US Customs and Border Protection (CBP) applicano da anni questa tecnologia in 16 aeroporti, e ora in tutti i principali, ma non ci sono tuttavia leggi federali. Per ovviare al gap nell’ottobre 2022 la Casa Bianca ha presentato la bozza dell’AI Bill of Rights, un regolamento che va nella stessa direzione della normativa Europea (AI Act). Ma anche qui è battaglia dura tra favorevoli e contrari.