Palermo, 24 agosto 2023 – Il magistrato e gli inquirenti, che tenevano il suo telefono e il profilo social sotto stretta sorveglianza, sono rimasti basiti. All’inizio avevano pensato a dei post fasulli, alla solita mitragliata di qualche leone da tastiera scatenato a caccia di like. Mai avrebbero immaginato che, poche ore dopo essere uscito dal carcere e ospitato in una comunità, Riccardo Parrinello, 18 anni appena compiuti, il più giovane degli arrestati per lo stupro di Palermo, si mettesse di nuovo nei guai. Tra il 20 e il 22 agosto ha dapprima fatto sfoggio di arroganza e sbruffoneria: “Mi cercano tante ragazze per uscire con me. Sto ricevendo tanti messaggi da ragazze, ragazze ma come faccio a uscire con tutte siete troppe... Ah volevo ringraziare a chi di continuo dice il mio nome, mi state facendo solo pubblicità”. Non contento, ha alzato il tiro con un post minaccioso su Tik Tok. "Chi si mette contro di me si mette contro la morte". E poi quasi facendo una citazione maliziosa alla violenza di gruppo della notte del 7 luglio al Foro Italico di Palermo, ha aggiunto: “Le cose belle si fanno con gli amici”.
Una tracotanza che ha fatto capire quanto la "resipiscenza" e le lacrime versate durante l’interrogatorio di garanzia, che avevano convinto la gip Alessandra Puglisi ad aprirgli le porte del carcere, non fossero autentiche. “La galera è il riposo dei leoni”, ha scritto durante la sua fluviale e provocatoria presenza sui social anche con l’invio di filmati, che ha sconcertato gli inquirenti e convinto la procuratrice per i minori, Claudia Caramanna, a emettere una nuova ordinanza di custodia cautelare. Ad aggravare la sua posizione, alcuni audio scovati sul suo telefonino che dimostrano come non abbia avuto un ruolo da comprimario nella violenza. Registrazioni inviate a un amico poche ore dopo lo stupro e aver abbandonato, senza alcun rimorso, la ragazza sola e piangente nel cantiere dell’orrore. “Compare, l’abbiamo ammazzata, giuro su mia madre, è svenuta, più di una volta, … sette, vuoi capire manco la conoscevo, abbiamo fatto un macello, ci siamo divertiti”.
La nuova gip Alessandra Pardo non gli ha fatto sconti e lo ha rispedito dritto in carcere perché “ottenuto condizioni di maggiore libertà con l’inserimento in comunità, ha continuato a utilizzare il telefono cellulare per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione a modelli comportamentali criminali”.
Gli altri sei arrestati hanno lasciato il carcere Pagliarelli per essere distribuiti in altri reclusori siciliani, tra cui Castelvetrano e Termini Imerese. Un trasferimento reso necessario dopo le minacce ricevute dagli altri detenuti. La loro posizione potrebbe aggravarsi a conclusione delle attività della Polizia Postale che avrebbe verificato che alcuni degli arrestati hanno fatto circolare il video dello stupro sui loro contatti whatsapp.