Sabato 30 Novembre 2024
FRANCESCA MENCACCI
Cronaca

Riccardo Gaucci: "Mio padre un generoso poi tutti lo tradirono"

Parla il figlio di Luciano, dopo il docu-film Sky sull’ex presidente del Perugia "Impossibile racchiudere la sua vita in due ore. Il mio arresto? Fu un trauma".

Riccardo Gaucci: "Mio padre un generoso poi tutti lo tradirono"

Perugia, 1998: Luciano Gaucci insieme ai due figli. Da sinistra Alessandro, il giapponese Nakata e Riccardo

Roma, 2 dicembre 2024 – Riccardo, nelle settimane scorse Sky ha trasmesso la prima del docu-film "Gaucci, quando passa l’uragano", centrato sulla figura di suo padre Luciano. Che idea se ne è fatto?

"Più che un film avremmo potuto fare una serie tv, con tanti episodi e tante stagioni. È impossibile racchiudere la vita di papà in due ore".

E allora, chi sono gli interpreti buoni e quelli cattivi?

"Moltissimi i personaggi cattivi. Anzi, direi tantissimi quelli che lo sono diventati, perché prima erano grandi alleati della nostra famiglia. Mio padre con la sua impresa di pulizie ‘puliva’ l’Italia intera: ospedali, aeroporti, ministeri, stazioni. A un certo punto aveva 2500 operai. Aveva tanta gente amica che poi ci ha chiuso le porte in faccia. Gli attori buoni, invece, siamo noi: io e mio fratello Alessandro, che alla fine lo abbiamo perdonato. Io ci ho messo un po’, ma non dimentico mai la sua immagine quando lo videochiamavo negli ultimi tempi: un omone come lui che alla fine pesava 40 chili".

Come definirebbe il rapporto con suo padre?

"In due fasi. Quando stava con mamma è stato un rapporto strepitoso. Poi c’è stata la fase-Tulliani. Quando stava con Elisabetta aveva perso completamente la testa, era condizionato e distratto. Era innamorato, le perdonava tutto e lei si è approfittata della sua immensa generosità".

Come è stata la sua infanzia?

"Bellissima, di una bellezza rara. Credo che in pochi abbiano avuto la fortuna di vivere una vita così piena. La mia famiglia era unita ed eravamo felici".

Qual è stato il punto più alto della vita con papà Luciano?

"Il 2001: avevamo il Perugia che aveva fatto benissimo, con il Catania eravamo in serie B, la Sambenedettese venne promossa in C1 e con il calcio a 5 andammo in A1. Avevamo vinto tutto. Sembravamo invincibili".

E invece?

"Abbiamo toccato il punto più basso: nel 2005 papà litigò con i poteri forti, trovammo improvvisamente tutte le porte chiuse e il Perugia non si iscrisse al campionato. La morte civile. Anche l’agenzie delle entrate, che ci aveva rassicurato una dilazione del debito, ci voltò la faccia. Ecco, il mio più grande rammarico è che non siamo riusciti a fermare papà in quel momento. Purtroppo la malattia, l’Alzheimer, aveva iniziato il suo corso e non lo abbiamo capito in tempo. E in quel momento lui litigò con tutti. Oggi, sono convinto, saremmo con il Perugia in serie A".

Il crac finanziario ha un’origine?

"I problemi della Milanese, l’azienda delle pulizie. E un tradimento eccellente da parte di un collaboratore di papà che per cautelarsi ha scelto di pugnalarlo alle spalle".

Dopo il fallimento, lei venne arrestato insieme a suo fratello. Come ricorda quel momento?

"È stato un trauma: ero in macchina, andavo a giocare a calcio a 5. È stato un momento terrificante soprattutto per la modalità: ci hanno portato via, in quel modo, persone che ci hanno visto crescere. Una cosa vergognosa".

C’è qualcuno che non ha mai abbandonato Luciano Gaucci?

"Lo hanno abbandonato quasi tutti, perché quando se ne è andato ha dato dimostrazione di debolezza".

Chi invece vi è stato vicino anche nei momenti peggiori?

"Gli amici più stretti e intimi. A Perugia ci vogliono bene. La gente ha capito come sono andate le cose: Gaucci non se ne è andato col malloppo. Se ne è andato. Perché lo abbia fatto me lo domando anche io. Ma voglio dire che tutti i dipendenti hanno preso soldi dal nostro fallimento".

C’era una via d’uscita a tutto questo?

"Saadi Gheddafi. Sarebbe bastato coinvolgerlo di più e invece l’allenatore del Perugia dell’epoca, Stefano Colantuono, non aveva capito e si rifiutò di dargli un po’ di spazio in campo. Eravamo vicini al suo ingresso in società e con lui avremmo risolto i nostri problemi".

Le ‘gaucciate’ più belle e significative?

"Carolina Morace, prima donna a guidare una formazione maschile in ambito professionistico. Poi Gheddafi, il giapponese Nakata e Serse Cosmi".

La vita di Riccardo dopo Perugia: la scelta di Malta.

"Qui in Italia non c’erano opportunità, sono stati sette anni bellissimi, pieni di trionfi. Sono rientrato perché meglio non avrei potuto fare di più. Ho trovato un club, il Floriana, al collasso e abbiamo vinto tutto".

E ora l’Assisi: lei è presidente del club di calcio con il quale l’anno scorso ha vinto il campionato di Seconda categoria...

"Una bella scommessa. Siamo ripartiti da zero, non avevamo neanche il campo. Le prime 18 partite le abbiamo giocate fuori casa. Anche quest’anno abbiamo allestito una squadra competitiva e stiamo lottando per vincere. Seguendo le orme di papà".