di Elena Comelli
Il gas è l’arma preferita di Vladimir Putin contro l’Occidente, lo zar non perde occasione per usarla nella guerra psicologica ingaggiata con l’Europa. Ieri ha chiarito che la Russia "non fornirà energia ai Paesi che impongono tetti ai prezzi" e ha ribadito che è disposto a rifornire i Paesi che lo desiderano. Il sottinteso è: a patto che rinuncino alle sanzioni. "Possiamo trasferire i volumi persi lungo i gasdotti Nord Stream alla regione del Mar Nero. Rendere quindi principali le rotte di approvvigionamento del nostro gas naturale verso l’Europa attraverso la Turchia. "Certamente, se i nostri partner sono interessati a questo", ha detto il presidente russo nell’imminenza di un incontro con il collega turco Recep Erdogan ad Astana. Mosca "non è più un fornitore affidabile", è stata la lapidaria risposta della Germania, che proprio di un tetto al gas russo si è fatta promotrice nell’Ue. Gazprom, da parte sua, ha rincarato la dose: "Nessuno può garantire che l’Europa potrà superare l’inverno con l’attuale volume delle riserve di gas", ha sostenuto Aleksey Miller al forum Settimana dell’energia russa. E ha aggiunto: "Intere città europee potrebbero congelare durante il picco di freddo invernale". L’ad del colosso è convinto che l’Europa non possa fare a meno del gas russo. "L’onere che ricadrà sugli impianti europei di stoccaggio sotterraneo sarà probabilmente molto più alto rispetto al passato", ha affermato. Berlino, ad esempio, rischia di restare a corto di energia. "La Germania inietterà circa 20 miliardi di metri cubi, ma durante gli autunni e gli inverni scorsi i tedeschi hanno consumato 60 miliardi o più, il che significa che nei loro stoccaggi c’è abbastanza gas per 2-2,5 mesi al massimo. Ci sono previsioni diverse e secondo le più pessimistiche le riserve negli stoccaggi saranno a circa il 5% a marzo 2023", ha detto Miller.
E c’è chi è d’accordo con lui. Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ritiene che nelle giornate più fredde, soprattutto a fine stagione, potranno rendersi necessari dei "razionamenti, non solo alle industrie ma anche al settore civile". Il problema, secondo Tabarelli, è soprattutto quanto gas si riuscirà a estrarre dagli stoccaggi nei momenti di picco dei consumi. "Si possono verificare delle giornate in cui la domanda arriva anche a 400 milioni di metri cubi di gas, ma dagli stoccaggi non si riescono a estrarre più di 200 milioni in un giorno. Come copriremo il resto? L’anno scorso le industrie hanno tribolato tantissimo per trovare 5 milioni interrompibili. Se va bene, quest’anno potrebbero arrivare a 10-15. Tutto il resto non è interrompibile", spiega Tabarelli. E gli altri fornitori? "Difficile che il gas algerino e azero arrivi a più di 100-120 milioni di metri cubi al giorno. In un picco di domanda da 400 milioni resterà comunque un buco. Il mio consiglio, dunque, invece che occuparsi del prezzo, è cercare di concentrarsi sui risparmi energetici".
A Bruxelles si continua a trattare sul price cap e ieri per la prima volta i ministri dell’Energia europei si sono trovati d’accordo su un documento che chiede alla Commissione di preparare una proposta entro il vertice dei capi di Stato e di governo del 20 ottobre. I ministri chiedono acquisti comuni, di "emendare i riferimenti all’indice Ttf nei contratti" di fornitura, o di stabilire "un tetto o un corridoio di prezzo sul mercato all’ingrosso", con "un meccanismo separato per far combaciare l’offerta con la domanda se il tetto al prezzo viene raggiunto".