"Se il tampone sarà negativo, sarò finalmente un uomo libero". "Ci guardiamo con diffidenza una volta che la porta si chiude alle nostre spalle; perché è a questo che il virus ha portato. La paura del prossimo, soprattutto se già sappiamo essere ‘contagiato’. Poi, mantenendo le dovute distanze e con le mascherine strette sul volto, cerchiamo anche di sorridere di una situazione che è tutto meno che ironica. Ma va affrontata senza se e senza ma". Sono dodici adulti e tre bambini gli ospiti dell’Hotel Tiby di Modena; una delle strutture che poco più di quindici giorni fa aveva chiuso i battenti ‘salutando’ l’ultimo ospitepaziente Covid. I nuovi casi registrati in provincia di Modena hanno reso necessaria la riapertura per permettere ai ‘positivi’ di restare in isolamento senza il rischio di contagiare parenti, conviventi e figli.
Il custode, Marino Gianelli, descrive l’arrivo, proprio ieri mattina, dell’ennesima ospite: una giovane mamma insieme al proprio bambino. Anche tre piccoli di due, quattro e sei anni tra i nuovi positivi in provincia di Modena; bambini costretti all’isolamento forzato. I nuovi malati siano stati sistemati al secondo piano, dove le stanze sono diciotto. Tra loro alcuni dei lavoratori– e relativi parenti – contagiati nel focolaio esploso a Catelnuovo Rangone, in un’azienda del settore carni. Un fisioterapista, protetto da visiera, maschera, tuta, guanti e cuffia spiega: "Misuriamo ai pazienti i parametri vitali due volte al giorno e nel caso ne abbiano bisogno, somministriamo loro terapie, ma tranne qualche leggera avvisaglia iniziale sono praticamente tutti asintomatici".
Mario Stancu racconta di aver segnato sul calendario il suo 12esimo giorno in Hotel. "Resto nella mia camera e aspetto che finalmente il prossimo test indichi il segno negativo. Solo allora sarò un uomo libero. Libero di uscire, di vedere la mia famiglia ma, soprattutto, di riprendere il mio lavoro di camionista".
Nella struttura dimorano ora mamme, studenti e lavoratori tra i trenta e i cinquant’anni. Persone che non disponevano di luoghi idonei per affrontare l’isolamento; magari conviventi con più persone nello stesso immobile o perchè residenti con anziani; più a rischio ovviamente di contrarre il virus in modo grave rispetto ai giovani. Gli ospiti dell’hotel Tiby si sono attrezzati con televisori e computer portatili ma, se ne hanno voglia, possono percorrere avanti e indietro il lungo corridoio dove sono distribuite le camere da letto. Una sorta di ‘ora d’aria’. Qualcuno, però, al nostro arrivo entra ed esce dalla sala mensa: un grande spazio dove vengono serviti i pasti e dove i pazienti possono incontrarsi e magari, essendo tutti positivi, sedersi insieme a tavola per scambiare due chiacchiere e per sentirsi meno soli.
"Tre volte al giorno gli ospiti nella propria stanza fanno attività sportiva in base agli esercizi suggeriti dagli operatori –aggiunge Imma Cacciapuoti della direzione sanitaria dell’Ausl – .Vengono risottoposti a tampone dopo quindici giorni dal primo esito positivo e per poter tornare a casa devono risultare negativi per due volte consecutivamente. Se infatti il secondo tampone risulta nuovamente positivo; si attende una settimana ancora per somministrare il terzo’. La struttura – che conta in totale cento posti letto – sarà importante proprio nell’ottica dei possibili nuovi casi positivi che emergeranno nell’ambito dello screening regionale.