I nodi da sciogliere restano tutti lì, sul tavolo. Perché malgrado il governo abbia incassato, ieri, il placet delle Regioni al documento dell’Iss per la gestione dei casi di emergenza, con l’apertura delle scuole è dato per scontato dallo stesso Istituto e dal Cts un aumento dei casi di Covid-19. Certo, per il governo la data del 14 settembre è ormai diventata un simbolo politico di svolta, da difendere nonostante le difficoltà, ma i problemi non sono affatto risolti. "Stiamo lavorando ormai da settimane – ha confermato ancora ieri la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, contro la quale Salvini ha annunciato una mozione di sfiducia – quindi il 14 settembre la scuola riparte, abbiamo fatto un lavoro enorme per garantire al massimo la sicurezza dei nostri studenti e delle nostre studentesse e, ovviamente, di tutto il personale scolastico. Non è stato facile mantenere il metro di distanza che ci ha imposto il Cts, ma tutta l’estate è servita a ricavare aule nuove, a trovarne delle altre". La ministra ha poi firmato il decreto per le 70mila assunzioni d’emergenza tra docenti e personale Ata.
Tre le regole che la Azzolina suggerisce agli studenti. "Il distanziamento; l’uso della mascherina laddove fosse necessario; l’igienizzazione, quanta più possibile, delle mani". Regole note, problemi invece insuperabili. Come quello del ‘lodo trasporti’. In un’audizione alla Camera, il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, ha parlato di ipotesi "scaglionamento" degli ingressi sui bus, ma dall’altro lato, l’Asstra, l’associazione che raggruppa i trasporti pubblici locali, ha calcolato che la riapertura delle scuole metterà sotto pressione il sistema dei trasporti locali e, nelle ore di punta, il 25-35% degli studenti rischia di rimanere a piedi. "Se la domanda cresce all’85% nell’ora di punta rispetto al pre Covid e la capienza massima è del 5060% – afferma il presidente di Asstra, Andrea Gibelli – potrebbe rimanere a piedi il 2535% degli studenti. Ovviamente non sono gli unici che restano a piedi".
Le società di trasporto chiedono regole: serve tempo, infatti, per l’acquisto di nuovi mezzi mentre viene sollecitato una rimodulazione e differenziazione degli orari nelle città e nei territori. La situazione è chiara: "Con le regole attuali abbiamo ora saturato la capacità di carico", dice Gibelli.
Miozzo ha risposto a distanza. "Nei bus sarà obbligatorio l’uso della mascherina, a bordo ci vogliono i distributori di disinfettanti e le corse vanno aumentate, così come bisogna prevedere ingressi a scaglioni a scuola per poter dilazionare le ore di punta dei trasporti pubblici. Si tratta di indicazioni che abbiamo dato dalla primavera scorsa", ha precisato il coordinatore del Cts. E a proposito dei 15 minuti di capienza massima per gli scuolabus, Miozzo ha risposto: "Ci rendiamo conto della criticità di accennare a una tempistica così stretta. Ma ogni deroga comporta un aumento del rischio".
Infine, sul controllo della febbre all’ingresso della scuola: "È necessaria la misurazione a casa – ha risposto ancora – perché secondo il calcolo fatto dagli esperti del ministero della Salute, in una scuola di mille bambini, calcolando che ognuno debba restare davanti alla telecamera per 4-5 secondi, ci vorrebbero 83 minuti per far entrare tutti". In ultimo, sulle mascherine. Sarà obbligatoria sui bus ai bimbi sopra i 6 anni, e va tolta in classe "solo se l’insegnante conferma il distanziamento".