Giovedì 31 Ottobre 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

Renzi fa sul serio: possibile un Conte ter

Il senatore fiorentino attende le risposte di palazzo Chigi. Crisi ormai sicura, ma a certe condizioni l’attuale premier potrebbe restare

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"Il governo Conte bis, per quanto mi riguarda, è finito" spiega Matteo Renzi ad alcuni dei suoi interlocutori più assidui e fidati. Ma nessuna mossa o tentazione politicista, il tentativo è quello di stare sempre sui contenuti. "E’ Conte che semmai ci deve rispondere su un Recovery Plan che fa acqua da tutte le parti, sulla delega ai servizi segreti che, in modo inconcepibile vuole tenersi per sé, sui soldi del Mes, che in modo assurdo si rifiuta di prendere, sulla Tav e le trivelle che i suoi amici dei 5Stelle vogliono stoppare per sempre".

Concetti espressi anche nella conferenza stampa di due sere fa in Senato. Renzi nei suoi conversari privati si mostra calmo e fermo nelle sue convinzioni, ma è anche un fiume in piena, sicuro di sé, delle sue scelte, consapevole che "mi sto giocando l’osso del collo" come scrive di mattina presto nella enews, aggiungendo un "facciamo sul serio" forse poco compreso.

"Valgo il 2%? Bene, presto lo vedremo" quasi sogghigna. Ovviamente, le domande dei suoi riguardano il dopo. "Se nascerà un Conte ter?", risponde il senatore di Rignano a chi lo incontra. "Potrebbe anche essere, dipende, vedremo. Io vorrei altro, non lo nascondo, un altro governo e di un altro spessore. Ma se Conte molla la delega sui servizi, se il Recovery Plan viene rivoltato come un calzino, se – putacaso – arrivano due vicepremier a dare manforte a una squadra così debole, se cambiano alcuni ministri, allora se ne può parlare. Noi di Iv non ne faremo mai una questione di poltrone e se qualcuno di voi ne parla lo disconosco in un lampo. Di certo è dalle risposte del premier che dipenderà tutto".

Insomma, Renzi, parlando con i suoi, appare più determinato che mai. Un po’ scherzando e un po’ no, ad alcuni di loro dice: "Dal gennaio al 6, la Befana, andate pure in ferie. Poi, però, vi conviene non prendere impegni". Parole pesanti, dure, che lasciano presagire lo scenario peggiore: una crisi di governo che di sicuro si apre, nei primi giorni del 2021 (le Camere tornano a lavorare il 7) ma che nessuno sa, neppure Renzi, come si potrebbe chiudere.

Un Conte ter? Un governissimo a guida Draghi? Elezioni anticipate? A quel punto, tutti gli scenari si squaderneranno, ma il boccino finirà in una mano sola, quella di Mattarella, che sta improntando il suo penultimo discorso di fine anno agli italiani, dato che a gennaio 2022 scade il suo mandato.

Eppure, la giornata, all’apparenza, era passata in surplace e in sordina, dal punto di vista del termometro della politica. Le delegazioni dei due principali partiti della maggioranza, M5s e Pd, come i re Magi, si sono recati alla sede del Mef per portare le loro osservazioni sul Recover Plan di Conte.

Per i 5Stelle va tutto bene, o quasi, per il Pd va tutto male, o quasi, ma come si sa il Pd ha preso una posizione anodina che ricorda quella dei socialisti riformisti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale ("né aderire né sabotare"), linea che oggi si potrebbe tradurre "né con Renzi né con Conte".

Insomma, il Pd vuole la botte piena (che il governo duri e resti, più o meno, così com’è) e la moglie ubriaca (che Renzi non faccia la crisi accontentandosi delle briciole), ma almeno è una linea. I 5Stelle, invece, balbettano storditi. Oggi, nella conferenza stampa di fine anno, parlerà Conte. E il premier, davanti all’ira di Renzi, qualcosa dovrà pur dire.