di Antonio Troise
Crescita raddoppiata, una buona dose digitalizzazione, meno tasse per famiglie e imprese, giustizia e pubblica amministrazione più efficiente, crescita dell’occupazione anche con l’arrivo di un "salario minimo" e, infine, una forte spinta per difendere l’ambiente e per un sistema produttivo eco-sostenibile.
Sei missioni, una quarantina di paginette, altrettante con slide e schede esplicative. Il governo scopre tutte le carte del Recovery plan, il piano da presentare all’Europa entro ottobre per far ripartire il Paese.
Il premier Conte, nella lettera formale che ha accompagnato la presentazione del piano al Parlamento, si dice anche pronto "a riferire alle Camere" sui suoi contenuti, tendendo un ramoscello d’ulivo alle opposizioni. "L’attuale fase programmatoria – spiega il presidente del Consiglio – rappresenta uno snodo strategico, un’occasione storica irrinunciabile per il successo dell’azione economica e per le prospettive di crescita e di modernizzazione dell’Italia".
Ma il governo punta i piedi per resistere all’inevitabile assalto alla diligenza da parte di partiti e ministeri: sono già arrivati progetti per oltre 600 miliardi, a fronte di una dote di 209 miliardi. Si punterà su un numero ristretto di interventi che saranno puntualmente monitorati per evitare ritardi o sprechi. Gli obiettivi sono ambiziosi anche se, nel documento, mancano comprensibilmente i dettagli operativi. Mentre da Bruxelles fanno sapere che si aspettano documenti centrati su "riforme strutturali" in linea con la svolta green dell’Europa, voluta dalla nuova Commissione Europea.
Un fatto è certo: il disco verde sul Recovery plan italiano arriverà solo nella prossima primavera. Ma in legge Finanziaria potrebbe già esserci un acconto da almeno 20 miliardi, quanto basta per le misure più urgenti per sostenere redditi e investimenti. Non a caso, fra le pagine del piano, spunta anche un capitolo dedicato alla riforma fiscale e viene citata esplicitamente anche l’Irpef. Si punta ad alleggerire le tasse su ceti medi e famiglie ma anche a rimodulare le imposta per favorire le attività sostenibili. Stop anche agli aumenti dell’Iva previsti con le clausole di salvaguardia.
I punti principali del piano restano quelli, ovviamente, legati alla crescita e al lavoro. I nuovi fondi europei dovrebbero raddoppiare il tasso di crescita del Pil degli ultimi dieci anni (da 0,8% all’1,6) e far crescere il tasso di occupazione dal 63 al 73%. Gli investimenti dovrebbero raggiungere il 3% del Pil, mentre la spesa per ricerca e sviluppo dovrebbe passare dall’1,3 al 2,1% del Pil. Fra le novità dell’ultima ora, lo scambio fra salario minimo (vecchio cavallo di battaglia dei Cinquestelle) e detassazione dei salari (compensando, così, i maggiori costi delle imprese).
Al centro del documento anche i servizi per i cittadini, a cominciare dalla scuola: previsti interventi per la messa in sicurezza e la digitalizzazione. Aumenterà il numero degli asili nido. Importante anche il capitolo destinato alle riforme, a cominciare da quelle dedicata alla giustizia e alla pubblica amministrazione: stop alla burocrazia grazie alle semplificazioni e all’introduzione della identità digitale unica per cittadini e imprese. Consistente il pacchetto destinato a sostenere gli investimenti e le attività produttive, con misure ad hoc per favorire la transizione 4.0 delle imprese (anche con il credito di imposta).
Nel menu anche una accelerazione delle infrastrutture con l’estensione, fra le altre cose, dell’alta velocità fino a Reggio Calabria e il finanziamento del cosiddetto Piano Sud 2030. Consistente anche la dote riservata al sistema sanitario, con la creazione di nuovi ospedali e l’ammodernamento di quelli esistenti. E, infine, la realizzazione della nuova rete a banda ultralarga, anche con la creazione della rete unica.