Sergio Mattarella non ha dimenticato che nella "sua" Palermo, citata spesso e a ragione come modello di città inclusiva e multietnica, lo scorso novembre alcune persone rivolsero insolenze razziste ad alcuni alunni della quinta elementare, sezione C, dell’istituto comprensivo "De Amicis-Da Vinci". Lì, nel quartiere Noce, uno dei rioni più popolari e centrali del capoluogo siciliano, ignobili invettive xenofobe raggiunsero i venti bambini di quella classe, sedici dei quali sono figli di genitori ghanesi, ivoriani e mauriziani, mentre mettevano in scena, davanti alla libreria Feltrinelli, uno spettacolino per raccogliere fondi e acquistare libri.
Il capo dello Stato non ha voluto archiviare quello sfregio all’immagine di Palermo e, a sorpresa, ieri mattina nella Giornata del Rispetto (nel giorno della nascita di Willy Monteiro Duarte, brutalmente assassinato nel tentativo di difendere un amico in difficoltà), si è presentato nella sede di via Serra di Falco. E ovviamente si è fermato con i bimbi della quinta C, bersaglio delle frasi razziste da parte di adulti che con insolita cattiveria si erano scagliati contro i bambini africani che leggevano canzoncine siciliane e ghanesi, indossando anche vestiti tradizionali. "Vivere insieme, dialogare fa crescere – ha ricordato il presidente –. Rivolgo un sentito grazie ai vostri insegnanti. Insegnare è un’impresa difficile ma esaltante". "La musica, i libri, la cultura sono il veicolo della vita, della convivenza, dell’apertura, della crescita personale e collettiva – ha scandito Mattarella –. È quello che state facendo in questa scuola e per me è un bel motivo di soddisfazione essere qui".
Una ragazzina nata in Italia da genitori ghanesi – sbarcati con i gommoni dieci anni fa – ha regalato a Mattarella un album con i pensierini della sua classe e con bandiere di tutte le nazionalità degli alunni. Un dono che il Presidente della Repubblica ha gradito tantissimo: "È bellissimo vederle tutte assieme alla bandiera italiana, è entusiasmante". Poi mentre l’orchestra dei bambini in aula magna intonava il ‘Va pensiero’, il capo dello Stato si è rivolto alla dirigente scolastica e ai docenti: "Voi siete una scuola che con la cultura, la musica, la lettura, e altre iniziative di crescita culturale, esprime i valori veri della convivenza nel nostro Paese e nel mondo, che sempre è più unito, connesso, sempre più senza confini. Ed è una ricchezza crescere insieme, scambiarsi opinioni e abitudini, idee, ascoltare gli altri. Fa crescere e voi lo state facendo, per questo complimenti".
Poi ha esortato i bambini: "Cercate di trovare la vostra strada secondo le vostre inclinazioni". Una giornata di festa e di riflessione a cui Mattarella ha voluto partecipare facendosi fotografare con la quinta C e rispondendo alle domande e alle curiosità di chi, come Patrick della Costa d’Avorio, gli chiedeva che avesse mai pensato di lasciare il Quirinale per un altro lavoro. "Io sono piuttosto avanti negli anni, sono vecchio – ha risposto con un sorriso il presidente della Repubblica – ormai è impossibile, Il mio lavoro non è quello che faccio adesso, il mio lavoro abituale era quello di insegnare Diritto costituzionale all’università, che da tempo non faccio più. Quello che faccio adesso non è un lavoro, ma un impegno per la nostra comunità nazionale, è faticoso, però è interessante, perché consente di stare a contatto con la nostra società, con tutti gli italiani, di ogni parte d’Italia, del Nord, del Sud, del Centro, in montagna, al mare, di ogni condizione, di ogni origine".