Sabato 22 Marzo 2025
REDAZIONE CRONACA

Caso Ramy, l’audio inedito dell’interrogatorio di Fares e cosa non quadra con la perizia: le versioni a confronto

Dall’uso di droga e alcolici, alla velocità, fino allo schianto in cui il giovane egiziano ha perso la vita. Dalle dichiarazioni di Bouzidi fornite il 12 dicembre emergono diverse contraddizioni con la perizia cinematica che ha “scagionato” i carabinieri

A sinistra, alcune fasi dell'inseguimento. A destra, Ramy Elgaml

A sinistra, alcune fasi dell'inseguimento. A destra, Ramy Elgaml

Milano – Sono diverse le contraddizioni che emergono dal confronto tra la perizia cinematica sull’incidente in cui il 24 novembre è morto Ramy Elgaml e la versione fornita da Fares Bouzidi – il giovane tunisino di 22 anni che era alla guida dello scooter quella notte – durante l’interrogatorio avvenuto il 12 dicembre 2024 alla Procura di Milano. L’audio di quell’interrogatorio è stato pubblicato dalla trasmissione Dritto e Rovescio su Rete 4 e fornisce ulteriori dettagli sull’inseguimento coi carabinieri e sullo schianto in cui il ragazzo di 19 anni ha perso la vita.

Droga e alcolici

Il racconto di Fares inizia dalla sera del 24 novembre.

– Eravamo andati in questo locale, come al solito. C’è il narghilè, c’è chi si vuole ubriacare.

– Avevi fumato?

– No io non fumo, non bevo, avevo preso solo il narghilè.

E qui emerge la prima contraddizione. Perché nonostante il giovane tunisino in ospedale si fosse rifiutato di sottoporsi ai test specifici, “dagli esami effettuati a scopo sanitario presso l’ospedale San Carlo emergeva dallo screening tossicologico la presenza nel sangue di benzodiazepine, THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) ed etanolo”. Era, insomma, positivo ad alcolici e cannabis.

L’amico di Ramy a processo in abbreviato
Fares Bouzidi, il 22enne tunisino alla guida dello scooter

L’inizio dell’inseguimento

Fares prosegue spiegando come è iniziato l’inseguimento con la Giulietta dei carabinieri, alla cui guida c’era un vicebrigadiere.

Dopo un po’ mi sono scocciato. Ramy mi fa: “Andiamo verso l’Hollywood che c’è un po’ di movimento, che c’è a situa”. Lui conosce un po’ di gente. E da lì dopo due o tre vie c’erano i carabinieri, ma non era un posto di blocco. C’erano due che erano fuori dalla macchina che stavano parlando. Erano un po’ lontani. Al semaforo noi ci fermiamo e c’erano i carabinieri che stavano arrivando dietro. Quindi Ramy mi dà dei colpi e mi fa: “Guarda che ci sono i carabinieri”. Quindi io dall’ansia del non avere la patente, ero stato bocciato il giorno prima, 5.000 euro di multa… Quindi sono partito e da lì è iniziato l’inseguimento.

Sono le ore 3.40 del 24 novembre, in viale Monte Grappa. I due carabinieri avevano notato i due ragazzi in sella ad un TMax che – si è scritto nel verbale – “alla vista della pattuglia arrestavano la marcia e si nascondevano dietro un’autovettura, con la parte posteriore del motociclo rivolta verso il marciapiedi, già predisposti per procurarsi la fuga”. Quella manovra induce i carabinieri a fare un controllo, ma all’alt il conducente dà “improvvisamente gas”.

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Fuga ad alta velocità

Prosegue il racconto di Fares:

Dall’ansia non capivo dove andare, cosa fare, però i carabinieri erano sempre più vicini quindi anch’io acceleravo. Quando c’era una via chiusa, qualcosa, un po’ di buio, cercavo magari di nascondermi, tipo anche di far scendere Ramy. Sapevo che era un problema anche lui, magari 30-40 all’ora lui saltava. Però niente, i carabinieri erano sempre quasi dietro.

– Quanto dietro?

– Non mi ricordo bene, ma ci vedevano. Un metro, due metri. Per ogni curva che facevamo io acceleravo, quindi erano un po’ lontani, poi loro riprendevano.

– E secondo te durante l’inseguimento a che velocità andavi?

– Magari 70, 80.

Anche qui, la versione non concorda con l’analisi del perito, secondo cui lo scooter ha raggiunto i 118 chilometri orari in via Maino e in altri tratti raggiunge addirittura i 121 all’ora.

Lo schianto

Alla fine, si arriva alla parte in cui Fares parla dello schianto finale.

– A Ripamonti, lì ho capito la strada per tornare verso Corvetto. Ma anche perché c’era Ramy dietro che mi diceva: “Vai verso zona, vai verso zona”. A un certo punto sento le ruote dietro sgommare, sento il botto dietro, mi sento di squilibrare. Dalla moto mi sento alzare e volare, tipo una spinta dai carabinieri.

– Ma prima della spinta ti ricordi cos’è successo? Tu hai fatto delle manovre particolari? Ti ricordi?

– Non mi ricordo. Con l’ansia andavo e basta.

– Hai provato a fare una manovra particolare?

– No.

E qui il punto fondamentale delle indagini. Perché secondo la perizia cinematica, in via Ripamonti Fares avrebbe compiuto un’improvvisa sterzata a destra, imprime cioè – si legge – “una correzione di rotta verso destra”, in direzione del marciapiede, e il carabiniere “non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto”. Per questo gli esperti della Procura hanno attribuito a Fares la responsabilità dell’incidente in cui ha perso la vita Ramy e “scagionato” i carabinieri.

La guida pericolosa

In particolare, il giovane alla guida avrebbe “dato avvio a un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, transitando con semafori rossi, a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare con rischio di collisioni, affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca. Questi, con il suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l’inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato”. Gli inquirenti chiedono, nell’interrogatorio:

– È possibile che, in preda all’ansia, tu abbia commesso delle manovre pericolose? Ad esempio entrare in una strada controsenso, oppure…

– Sì.

– A tutta velocità anche se ci sono degli incroci?

– Sì.

– Lo scooter l’avevo pagato sopra gli 8.000. Era il mio sogno avere quella moto.

[...]

– Quando eri in scooter con Ramy, tu hai provato a dirgli di scendere?

– Sì, lui mi diceva: “Vai, vai in zona”.

– Quindi lui ti ha detto di no, che non voleva scendere?

– No, voleva continuare.