Giovedì 9 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Morte Ramy Elgaml, i pm valutano di indagare i carabinieri per omicidio volontario

Una valutazione in relazione ai filmati agli atti che mostrano le fasi dell’inseguimento dello scooter sul quale si trovava la vittima. Alla guida c’era un suo amico, rimasto ferito

Milano, 8 gennaio 2025 – La Procura di Milano valuta di contestare l'ipotesi di reato di omicidio volontario con dolo eventuale ai tre carabinieri coinvolti nell'incidente che ha portato alla morte di Ramy Elgaml, il 19enne che su uno scooter guidato da un amico, Fares Bouzidi, scappava dai carabinieri lo scorso 24 novembre. E ciò in relazione ai filmati agli atti che mostrano le fasi dell'inseguimento. Al momento sono tre i carabinieri indagati, sui sei intervenuti: il vicebrigadiere alla guida è indagato per omicidio colposo stradale (assieme a Bouzidi), altri due militari invece sono indagati per falso e depistaggio.

L'auto incidentata dei carabinieri e, nel riquadro, Ramy Elgaml
L'auto incidentata dei carabinieri e, nel riquadro, Ramy Elgaml

I filmati

A far scattare l’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale sono i filmati agli atti che mostrano l’inseguimento avvenuto quella sera: la gazzella che sperona lo scooter, l'incitamento dei militari via radio a 'stringere' il mezzo a due ruote guidato da Fares Bouzidi, ventiduenne amico della vittima, e gli ultimi metri in cui auto dei carabinieri e il T Max viaggiano allineati prima di abbattere un semaforo e fermarsi. La fattispecie sussiste quando chi agisce, pur di realizzare un determinato risultato, accetta che le conseguenze della sua condotta possano produrre (anche) un altro e diverso risultato non direttamente voluto. I video delle telecamere, tra cui una installata su una gazzella, i messaggi audio che si scambiano i militari potrebbero dunque aggravare la posizione, di tutti o di alcuni, degli uomini dell'Arma intervenuti la notte del 24 novembre.

La famiglia: “Fiducia nella magistratura”

Nel frattempo, la famiglia di Ramy ha detto di aver visto quei filmati, ma “aspettiamo gli accertamenti, aspettiamo che venga fuori la verità”. “Non si vede tutto – ha sottolineato Tarek, il fratello della vittima - ma solo una parte di quello che è accaduto e non vogliamo arrivare a conclusioni affrettate. Il punto fermo è che vogliamo giustizia”. E riguardo le frasi pronunciate dai carabinieri nei minuti concitati che hanno preceduto l'incidente, nessun commento: “Non serve. Niente di quello che potrei dire cambierà quello che è successo: Ramy non c'è più. Lo abbiamo ricordato, come da tradizione, a quaranta giorni dalla morte in un momento conviviale con parenti e amici. Per il resto, continuiamo ad aspettare. Abbiamo fiducia nella magistratura: Ramy avrà giustizia”.

“Quelli che ho visto nel video, uno, due, tre, sono carabinieri sbagliati. Ma ci sono anche i carabinieri veri. Non sono tutti uguali, e ho fiducia in quelli giusti”, ha voluto specificare all’Ansa Yehia Elgaml, padre di Ramy e Tarek. E la madre: “Quando ho visto mio figlio morto investito, sotto la gazzella dei carabinieri, mi sono sentita male. Ma poi, dopo 45 giorni, ho potuto dormire. Perché quel video vuol dire che la verità sta arrivando, non è stata coperta”. “Nessuno ci ha chiesto scusa - ha aggiunto la donna – Nessuno di loro ci ha chiamato, anche per un incontro, saremmo andati”

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Le polemiche

I video, in particolare quello della dashcam di una pattuglia dei carabinieri, hanno suscitato polemiche politiche. Da un lato c'è chi, come l'eurodeputata Ilaria Salis, ritiene “parole e comportamento” dei militari “inaccettabili in un Paese civile” e chi, come la leghista Silvia Sardone e il parlamentare di FdI Riccardo De Corato difende il loro operato. “Se oggi il caso non può più essere insabbiato, come è già accaduto altre volte in situazioni simili - ha scritto Salis su Instagram -, lo dobbiamo anche alle proteste del quartiere Corvetto, grazie a cui l'opinione pubblica ha iniziato a interessarsi della vicenda”. Per l'europarlamentare Sardone è in atto un “linciaggio mediatico”. "Di fronte a una fuga così pericolosa - ha osservato - i Carabinieri hanno fatto ciò che era necessario: inseguirli e tentare di fermarli. Basta processi mediatici”. “Il fatto che un giovane giovanissimo ragazzo perda la vita è sempre un dispiacere” ha premesso De Corato, però “l'Arma ha fatto il proprio encomiabile dovere nei confronti di chi non rispetta la Legge, come in questo caso, dove non è stato rispettato un alt da parte dei Carabinieri”. 

“I video trasmessi ieri sera - è convinto il segretario milanese della Cgil Luca Stanzione - ci hanno raccontato un altro pezzo di verità di quella notte. Le persone che ho incontrato al Corvetto vogliono vivere libere dalla sentenza che molti commentatori hanno fatto subito dopo la morte di Ramy. Una sentenza senza appello che condanna un quartiere ad essere raccontato solo come marginale”. La consigliera regionale Pd Carmela Rozza ha chiesto all'Arma dei Carabinieri di prendere “provvedimenti adeguati” nei confronti dei militari coinvolti “a tutela del proprio onore”. “Ora le indagini della magistratura faranno il loro corso - ha detto Rozza, ex assessore alla Sicurezza di Milano -, ma al loro termine i provvedimenti dovranno essere presi. Il video diffuso dai tg è inquietante e le contraddizioni tra quanto ripreso dal video e quanto messo a verbale negli atti ufficiali sono allarmanti”. “In fondo - ha aggiunto il capogruppo dem al Pirellone Pierfrancesco Majorino - le cose più giuste sono sempre quelle dette dal papà di Ramy che trasmetteva, nel dolore, proprio la fiducia verso le istituzioni. Ci auguriamo davvero che non ci sia spazio per nuove polemiche, ma solo per l'ostinata ricerca della verità e della giustizia”.  Parla invece di “dannose strumentalizzazioni ideologiche a danno dei Carabinieri” il consigliere comunale di FdI Francesco Rocca.