Milano – Oggi, venerdì 29 novembre, è il giorno dell’autopsia su Ramy Elgaml, il ragazzo egiziano di 19 anni morto nella notte tra sabato e domenica scorsa dopo l’incidente in via Ripamonti con lo scooter che scappava dalla carabinieri, forse in seguito a una rapina. Parenti e amici del giovane sono arrivati all’obitorio verso le 8.30 di questa mattina: regnano il silenzio e il dolore.
L’esame autoptico, primo obbligato passo verso quella verità che chiedono gli amici della vittima, chiarirà l’esatta causa del decesso, avvenuto all’ospedale Policlinico dove il giovane era stato trasportato in condizioni disperate. Potrà inotre dare indicazioni importanti anche sulla dinamica dello schianto contro l’insegna di un benzinaio all’angolo con via Quaranta. A guidare la moto c’era l’amico tunisino 22enne, Fares Bouzidi, poi arrestato per resistenza ma ancora ricoverato al San Paolo in condizioni critiche: sedato, dovrà subire un intervento chirurgico al volto. Nelle sue tasche era stata trovata un collanina strappata insieme a un coltello a una mazzetta di contanti.
Ramy viaggiava dietro, senza casco: lo aveva perso durante la fuga a tutta velocità del T-Max dai carabinieri, da via Farini alla periferia sud di Milano. Durante l’inseguimento un sobbalzo della moto, tallonata da due pattuglie, ha fatto volare via il casco che forse avrebbe potuto salvare la vita al 19enne. Sarà comunque l'autopsia a stabilirlo.
A rianimare Ramy ci aveva provato il vicebrigadiere dei carabinieri alla guida di una Giulietta che inseguiva lo scooter, indagato per concorso in omicidio stradale con il tunisino 22enne. Il militare “assistito telefonicamente da un medico di Areu”, gli aveva praticato “le manovre di primo soccorso attraverso massaggio cardiaco”. Un tentativo purtroppo vano: portato al Policlinico, Ramy morirà poco dopo il ricovero.
Da lì a poche ora scatta la rivolta che infiamma per due notti il quartiere Corvetto dove vengono bruciati cassonetti e lanciati oggetti contro le forze dell’ordine. Viene arrestato un 21enne di origine montenegrina cui ieri sono stati concessi i domiciliari e la possibilità di recarsi a lavoro. Ieri, in seguito ai disordini, è giunto a Milano il ministro degli Interni Matteo Piantedosi che ha garantito l’arrivo di più agenti in città, ammettendo l’esistenza del problema integrazione.