Sono stati revocati gli arresti domiciliari e dovrà solo presentarsi due volte alla settimana dalla polizia giudiziaria vicino a dove abita la sorella e dove risiede, Fares Bouzidi, il 22enne tunisino amico di Ramy Elgaml, il 19enne morto nell'incidente il 24 novembre scorso tra viale Ripamonti e via Quaranta, a Milano, e che guidava lo scooter che si è schiantato mentre era inseguito da un'auto dei carabinieri. Lo ha deciso il gip Marta Pollicino che ha sostituito la misura cautelare in una meno afflittiva sia per motivi terapeutici sia ritenendo siano affievolite le esigenze cautelari. Il giovane è da poco stato dimesso dall'ospedale dove è stato ricoverato per qualche giorno in gravissime condizioni.
"Non ho perso io il controllo, ho sentito questa botta, questo urto, questa spinta da dietro, poi siamo volati, questo mi ricordo e mi ricordo di essermi svegliato, poi, in ospedale”. Questo aveva detto Bouzidi nell’interrogato dei giorni scorsi davanti al gip di Milano, raccontando di un impatto che ci sarebbe stato tra l'auto dei carabinieri e lo scooter su cui viaggiava anche Ramy Elgaml. Le sue parole sono state ricostruite dall'avvocato Marco Romagnoli, che lo difende con la collega Debora Piazza. “Non c'è stato un alt dei carabinieri – avrebbe riferito ancora il ragazzo – sono scappato sì ma non da un alt, ho incrociato la macchina, avevo paura perché non avevo la patente e sono scappato e loro sono venuti dietro, ho accelerato e loro ancora dietro, avevo l'ansia perché ero senza patente, poi c'è stato l'urto, la botta, la spinta da dietro. Durante l'inseguimento speravo di poter rallentare, fermarmi per permettere a Ramy di scendere. Ma non ce l'ho fatta”. Bouzidi resta indagato per omicidio stradale assieme al carabiniere che guidava l'auto inseguitrice