Roma, 8 novembre 2024 – “Sono traumatizzato, è un provvedimento sproporzionato”. Christian Raimo commenta così la sospensione di tre mesi dall'insegnamento con lo stipendio dimezzato che gli è stata inflitta per le parole rivolte al ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, giudicate “offensive” dall'Ufficio scolastico regionale del Lazio.
Raimo: “Mai detto lurido a Valditara”
“Sto ancora cercando un senso a questa sospensione, ma non è facile”, ha detto intervistato a The Breakfast Club su Radio Capital. “Io non ho mai detto lurido a Valditara, ho detto che tutto ciò che dice Valditara è lurido ma non lui. E questo è decisivo per capire il senso delle mie dichiarazioni – spiega Raimo –, vorrei capire la ragione per cui se un docente esprime una critica al governo al di fuori della scuola può essere sospeso dall'insegnamento con stipendio dimezzato per tre mesi. Non so ancora se farò ricorso – conclude –. Ora devo pensare a come vivere con 600 euro al mese per i prossimi tre mesi”.
La solidarietà degli studenti
“La recente sospensione del professor Christian Raimo, punito con tre mesi di sospensione al 50% dello stipendio per aver criticato le politiche del ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara, è un episodio inaccettabile che dimostra l'intensificazione della repressione e della propaganda in ambito scolastico”. A sostenerlo sono i giovani della Rete della Conoscenza, dell'Unione degli studenti e del Coordinamento universitario. Gli studenti mettono sotto accusa anche “la recente comunicazione del Ministero, che ha diffuso dati discutibili sulla partecipazione allo sciopero del 31 ottobre indetto dalla Flc Cgil, una mossa che, in modo evidente, mira a screditare completamente l'iniziativa sindacale e a disincentivare la mobilitazione”.
“Questo è l'ennesimo di una preoccupante serie di attacchi alla libertà di espressione e alla democraticità degli spazi educativi e non solo – sostengono gli studenti –. Questa linea repressiva è coerente con le politiche del governo Meloni, che mira a soffocare ogni voce di dissenso attraverso provvedimenti come il ddl sicurezza e l'inasprimento del voto in condotta, strumenti utilizzati per limitare la partecipazione e le lotte degli studenti". Il 15 novembre “saremo in piazza per ribadire il nostro rifiuto a questa deriva autoritaria. Vogliamo scuole e università in cui sia garantita la libertà di espressione, dove ogni studente sia libero di difendere i propri diritti senza timore di ritorsioni”.