Calenzano (Firenze), 9 dicembre 2024 – Nel giugno 2022 uno studio del Comune di Calenzano individuava due insediamenti industriali “a rischio di incidente rilevante”: uno dei due è proprio il deposito Eni di via Erbosa.
Si tratta di un deposito vasto (170.300 metri quadrati), importantissimo per la rete italiana dei carburanti. Tecnicamente è Calenzano, ma al confine con Campi Bisenzio e Prato e a due passi da Sesto Fiorentino. Un insediamento posizionato nelle immediate vicinanze di infrastrutture fondamentali per la viabilità regionale (la ferrovia è a qualche decina di metri) e addirittura nazionale (lì vicino passano sia l’Autostrada del Sole, a 800 metri, che la Firenze Mare a circa un chilometro e mezzo), non troppo lontano è pure l’aeroporto di Peretola, poco più di 5 km.
Già alcuni anni fa – era il 2020 – ci fu una voce di allarme: in quel caso fu Medicina Democratica Livorno a porre il problema. Timori ambientali legati ai corsi d’acqua e alla falda acquifera (il Garille scorre al confine con l’impianto e la Marina a nemmeno 300 metri di distanza), ai vapori, alla’ria che si respira.
Ma la frase che oggi suona più sinistra è questa: “A Calenzano sono stoccati da Eni 162mila tonnellate di combustibili fossili, tra benzina, gasolio e petrolio (probabilmente Kerosene). Se avvenisse un incidente rilevante (incendio, esplosione) sarebbe tagliata in due l’Italia, data la presenza dell’autostrada A1 (del sole) e la ferrovia Firenze-Bologna, oltre alla fermata dell’aeroporto di Peretola, oltre ai danni (per noi prioritari) alle persone e ai lavoratori”. Così disse quattro anni fa Maurizio Marchi, di Medicina democratica Livorno. Parole tristemente profetiche.